
The Paperboy (id, Usa, 2012) di Lee Daniels, con Matthew McConaughey, Zac Efron, Nicole Kidman, John Cusack, Macy Grey, Scott Glenn, David Oyelowo, Ned Bellamy, Nealla Gordon
Sceneggiatura di Lee Daniels e Peter Dexter, dal romanzo omonimo di Peter Dexter
Drammatico, 1h 47′, 01 Distribution, in dvd da giugno 2014
Voto: 6 su 10
Ineguagliato oggetto di linciaggio a Cannes 2012, dove venne presentato in concorso, The Paperboy di Lee Daniels è il classico film-scandalo di cui è molto più facile (e conveniente) parlar male che bene. I detrattori hanno le loro buone ragioni: storiaccia morbosa per feticisti della nera più marcia, con uno stuolo di star dedite a maltrattare il loro status divistico con personaggi tra il borderline e il trash sfrenato. E non è tutto, i momenti scult si sprecano, con la Kidman mattatrice assoluta mentre mima una fellatio a gambe larghe e bocca spalancata, o quando orina su Efron per rimediare alle bruciature delle meduse. Spazzatura, si direbbe, tanto che anche il distributore italiano (Andrea Leone per Rai Cinema) dopo averlo ghiottamente acquistato, si è ben guardato dal farlo uscire in sala.
Il regista, afroamericano omosessuale ben voluto da Ophra e Obama, era reduce dal successo di pubblico e critica del pluripremiato Precious, impegnatissimo dramma sociale su un’adolescente obesa, molestata e sieropositiva. Già lì l’approccio al tema ci sembrò fin troppo stritolante e insincero. Qui il soggetto è tratto da un romanzo di Peter Dexter – precedentemente preso di mira niente meno che da Pedro Almodovàr – ambientato nella Florida razzista e sudata dell’estate 1969. C’è un giornalista (McConaughey) che torna nel paesino natale per indagare sulla morte di uno sceriffo federale; c’è una donna (Kidman) che col presunto assassino (Cusack) ha avuto una fitta corrispondenza a distanza; c’è un ragazzo (Efron), fratello minore del giornalista, che si innamora perdutamente della donna. E c’è la serva di colore (Gray) che ci racconta dall’esterno come sono andati i fatti.
Il materiale è torbido, ognuno ha il proprio scheletro nell’armadio, tutti restano vittime delle loro debolezze. Un tempo questi film facevano discutere e raccoglievano le masse, erano interpretati da Troy Donahue e Jane Fonda, servivano a mettere alla berlina l’ambiguità e l’ipocrisia della cultura americana. Oggi, con un Lee Daniels alla macchina da presa, diventa cinema privo di spessore, dalla denuncia inerte e superficiale, divorato dal desiderio di turbare il pubblico con modalità (sesso e frenesie) francamente sorpassate.
Eppure, alla luce del successivo film del regista (l’agghiacciante The Butler – Un maggiordomo alla Casa Bianca), appare evidente quanto di personale ci fosse in The Paperboy. Se ripensiamo all’orribile propaganda elettorale propinataci col filmetto ipercorretto sul cameriere dei presidenti, non possiamo fare a meno di adorare la strabordante libertà espressiva di questo lavoro, posto forse con troppo sadismo al pubblico ludibrio. Anche più che in Precious, Daniels sfoggia qui uno stile estetico che, seppur limitato, riesce a giustificare la bizzarra narrazione, indovinando almeno le sequenze visionarie di Efron intento a sognare la sguaiata Nicole Kidman.
Il noir che vira prepotentemente nel melò da profondo Sud, l’assassinio di un perfido Quinlan come pretesto per una selvaggia storia di ossessioni proibite, il bel putto che vuole godere delle grazie di una Barbie stagionata e sessualmente disinibita in cui ritrovare anche la madre che non ha mai avuto, la servitù di colore sullo sfondo a sputare veleni: sgangherata quanto si vuole, la vicenda è lurida, volgare e maledettamente divertente. Ed è un peccato che tanta fetida sgradevolezza non trovi approdo in un finale falsamente accomodante. Trucco e parrucco d’epoca perfetti, in una ricostruzione d’ambienti (interni glam chic ed esterni paludosi choc) patinata a dovere. Ingiusto non dar merito al cast, mai più così sporco e cattivo: Efron paga dazio all’occhio queer del regista e si concede in primi piani e pose plastiche in mutande, della zozza Kidman si è già detto abbastanza mentre a McConaughey, in via di redenzione, tocca finire nudo, legato e sodomizzato, il più ributtante è Cusack mentre si fa notare con piacere la prova della popstar Macy Gray. Almeno in dvd, un film che merita una chance.
Giuseppe D’Errico
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