
DELIRIO A DUE
Testo di Eugéne Ionesco
con Corrado Nuzzo e Maria Di Biase
traduzione di Gian Renzo Morteo
Regia di Giorgio Gallione
Scene e luci Nicolas Bovey
Costumi Francesca Marsella
produzione AGIDI e Coop CMC/Nidodiragno
Al Teatro Vittoria di Roma dal 20 febbraio al 2 marzo 2025
Voto: 8 su 10
Delirio a due, andato in scena al Teatro Vittoria di Roma con la coppia, nella vita e nell’arte, Corrado Nuzzo – Maria Di Biase, è un piccolo grande capolavoro del Teatro dell’Assurdo. Ai giorni d’oggi proporre un testo appartenente a questo tipo di repertorio è un atto di coraggio e d’amore per il teatro e la sua funzione educativa e di stimolo delle coscienze.
Se pensiamo al contesto internazionale che oggi viviamo e la normalità delle guerre della “porta accanto”, questo testo, scritto da Eugéne Ionesco nel periodo della guerra fredda, torna ad essere decisamente attuale.
La trama (se di trama si può parlare in un teatro dell’assurdo) vede due personaggi, lui (Nuzzo) e lei (Di Biase), che come ridicole marionette umane imprigionate in un ménage familiare ripetitivo e annoiato, litigano incessantemente per pretesti banali, mentre all’esterno infuria una guerra civile che i due, sordi e ciechi alla realtà, quasi non percepiscono.
Un cinico gioco al massacro che diventa, a poco a poco, un formidabile strumento di analisi e critica di una società ottusa e urlante, troppo spesso incapace di afferrare il senso di ciò che le accade intorno, addirittura compiaciuta dalla propria grettezza.
Il duo comico Nuzzo – Di Biase, noto al grande pubblico per i successi televisivi e radiofonici, torna a cimentarsi in teatro, il loro primo amore, con una prova per nulla semplice: i ritmi sono incessanti e la verve dei due, ovviamente affiatatissimi, aiuta a superare agevolmente anche le pieghe più ostiche dell’incredibile copione. Questo consente alla coppia di attori di portare, senza cadute di tensione, il pubblico verso un finale che non è risolutivo, ma lascia aperte numerose riflessioni sulla similitudine tra quanto abbiamo visto e applaudito e la delirante distrazione – senza memoria – della nostra società rispetto ai drammi e agli orrori che ci circondano.
Grazie al sapiente gioco di scenografie e luci, unito a una regi intelligentemente mai invasiva, il pubblico ha avuto l’impressione di vivere dentro quella stanza, in cui tutto si è susseguito velocemente, con un effetto di grande coinvolgimento.
Gli attori alla fine della recita si sono cimentati in alcuni sketch comici che hanno aggiunto qualche sorriso e un po’ di leggerezza prima dei saluti finali.
Emanuele Tibelli
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