FEMININUM MASKULINUM
uno spettacolo di Giancarlo Sepe
con Sonia Bertin, Alberto Brichetto, Lorenzo Cencetti, Chiara Felici, Alessia Filiberti, Ariela La Stella, Aurelio Mandraffino, Giovanni Pio Antonio Marra, Riccardo Pieretti, Alessandro Sciacca, Federica Stefanelli e con la partecipazione di Pino Tufillaro
musiche Davide Mastrogiovanni | Harmonia Team
scene Carlo De Marino, costumi Lucia Mariani, disegno luci Javier Delle Monache, assistente costumista Isabella Melloni, scene realizzate dal Laboratorio di Scenografia del Teatro della Pergola, macchinisti realizzatori Duccio Bonechi, Cristiano Caria, Francesco Pangaro, Filippo Papucci, foto Manuela Giusto
produzione Teatro della Toscana
In scena al Teatro la Comunità di Roma, dal 3 al 21 aprile 2024
Voto: 7 su 10
“Sarebbe bello essere sé stessi e rimanere in un posto qualunque senza agguati o soprusi da sopportare”. Sono le parole con cui Giancarlo Sepe chiosa le note di regia del suo ultimo spettacolo, quasi a sugellare un pensiero tanto condivisibile quanto, purtroppo, non scontato. È forse questa la riflessione più amara e tragica di Femininum Maskulinum, che sottende a un parallelismo tra una realtà presente retriva e discriminante, e un passato storico fatto di angoscia e sogni di identità infranti, con cui, attualità alla mano, non si è ancora riusciti a fare i conti.
Mutuando il titolo da un celeberrimo film-inchiesta di Jean-Luc Godard, che negli anni Sessanta proponeva una lucidissima (e per questo giudicata scandalosa) analisi dei rapporti giovanili tra maschile e femminile nella società dei consumi, il regista inventa una sorta di musical mortuario costruito con una serie di tableau vivant dal forte impatto emotivo, per restituire la clandestinità di tutta una generazione di uomini e donne, artisti, letterati e intellettuali, che all’alba dell’elezione a cancelliere di Hitler, il 30 gennaio del 1933, decidono di lasciare la Germania per poter vivere finalmente svincolati dalle folli restrizioni del regime nazista. Da questa danza macabra di corpi, febbrilmente animati da un’insopprimibile voglia di dare libero sfogo al proprio essere, si discostano le vicende di alcuni personaggi ben noti allo spettatore: Thomas Mann, che, dopo la vittoria del premio Nobel per la letteratura, scappa via insieme alla moglie ebrea Katia negli Stati Uniti; il grande regista cinematografico Billy Wilder che, da ragazzo, si offriva come partner danzante per signore nei ristoranti della capitale tedesca; lo stesso Adolf Hitler, colto nelle sue più ridicole e inquietanti megalomanie dittatoriali.
Lo spettacolo di Giancarlo Sepe, multiforme e dal procedere non sempre intellegibile, vive della strenue performance di un gruppo di giovani (in alcuni casi giovanissimi) attori chiamati ad una prova fisica ed emotiva di rara complessità e frutto di un lavoro officinale i cui segni sono ben visibili tra i rossi e i neri del palco. Grazie all’impegno di questa straordinaria gioventù in scena, il regista ci abbaglia con immagini di grande suggestione, di enorme potenza evocativa, complici anche le collaborazioni tecniche che influiscono felicemente sull’efficacia dell’allestimento; salvo poi cedere a una progressione meccanicistica dell’azione che, in alcuni casi, lascia l’impressione di un avanguardismo fuori tempo massimo.
Quello di Femininum Maskulinum, però, resta un balletto di vita e morte dal quale è necessario lasciarsi prendere sotto braccio, per ripensare ancora una volta agli orrori del pensiero unico e all’importanza dell’autodeterminismo nei risvolti nascosti della Storia.
Giuseppe D’Errico
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