“Arancione”, uno spettacolo scritto e diretto da Fabrizio Colica, la recensione

ARANCIONE

di Fabrizio Colica

con Fabrizio Colica, Leonardo Bocci, Paola Michelini, Patrizia Loreti, Mauro Conte

regia di Fabrizio Colica con la collaborazione di Riccardo Sinibaldi

produzione Lea Production

In scena al Teatro Golden di Roma fino al 3 marzo

Voto: 8 su 10

Che succede se a un uomo mancasse la sincerità di riconoscersi per ciò che è, per sé e con gli altri, fino al punto di celare la verità attraverso la lente mistificante del pregiudizio retroattivo? Sì, effettivamente non è molto chiara come situazione; facciamo così: può esistere un invito a cena senza cena? Ecco, mutatis mutandis, la questione è analoga, ed è al centro di questa spassosa commedia queer, che segna l’esordio come autore e regista di Fabrizio Colica, il fratello riccio dell’ormai iconico duo comico capitolino “Le Coliche”.

Lo schema narrativo è tanto classico quanto infallibile: è sera e un giovanotto pieno di buone intenzioni attende a casa l’arrivo del fratello e della sua ex fidanzata per presentare loro il nuovo compagno con cui convive da qualche mese. Ovviamente nulla andrà come previsto, non solo perché il protagonista è il primo a soffrire la percezione che di lui hanno gli altri, ma anche perché l’appartamento, precedentemente, apparteneva a uno psicologo…

L’omosessualità è quasi solo un pretesto per un’intelligente dissacrazione dei più immarcescibili stereotipi sull’identità di genere e su quanto una vuota ideologia possa ancora influenzare i comportamenti per il timore del giudizio. Scelte a metà, parole dette tra i denti, velate, mai esplicite, per cautela, per mantenere un equilibrio impossibile tra ciò che siamo per gli altri e ciò che vorremmo essere per noi, proprio come la mescolanza tra rosso e giallo che genera il colore che dà il titolo all’opera.  Piccoli ma grandi spunti su cui riflettere, in una commedia che mantiene un ritmo indiavolato dal primo all’ultimo secondo, capace di non perdere mai la solidità della scrittura e di cavalcare giustamente l’affiatamento irresistibile tra i cinque attori in scena, tra i quali è un vero piacere ritrovare la mitica Patrizia Loreti.

Tra campanelli che suonano all’impazzata, rivelazioni da tacere fino al prossimo equivoco e un situazionismo dal sapore squisitamente romanesco, ci si chiede quali siano stati i modelli di riferimento di Colica, oltre a una chiara matrice autobiografica: qua e là è evidente il continuo scambio di prospettive tipico della commedia teatrale statunitense, mentre ci piace trovare un omaggio al film Prime di Ben Younger nel paradosso terapico della confessione “inconfessabile” fatta all’analista sbagliato, e a una pietra miliare della drammaturgia gay come Torch song trilogy di Harvey Fierstein (da cui il film omonimo del 1988, che in Italia uscì con la traduzione Amici, complici, amanti) nel doloroso scontro generazionale tra madri e figli omosessuali.

A dispetto del sottotesto impegnato, Arancione è uno spettacolo che concede risate a crepapelle, realizzato con affetto e sincerità. Buona la prima, e gli applausi interminabili del pubblico ne sono la prova.

Giuseppe D’Errico

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