Venezia76 – Concorso: “La vérité”, un film di Kore-eda Hirokazu, la recensione

La Vérité (id, Francia/Giappone, 2019) di Kore-eda Hirokazu con Catherine Deneuve, Juliette Binoche, Ethan Hawke, Clementine Grenier, Ludivine Sagnier, Manon Clavel, Roger Van Hool, Maya Sansa

Sceneggiatura di Kore-eda Hirokazu

Commedia, 1h 46’, BiM, in sala dal 3 ottobre 2019

Voto: 8 su 10

Al suo primo film europeo, quasi un “atto di fiducia” dopo la Palma d’Oro a Cannes 2018 per l’acclamato Un affare di famiglia, il giapponese Kore-eda Hirokazu cambia lingua ma il sentire è lo stesso. I sentimenti umani, specie se inquadrati all’interno di un complesso famigliare, rispondono tutti al medesimo codice emotivo, che esplodano in una palafitta fatiscente o in una lussuosa villa parigina. Con La vérité, il regista torna ancora una volta a riflettere sui legami affettivi tra genitori e figli e su cosa li renda realmente tali; per farlo, si affida a due attrici straordinarie, Catherine Deneuve e Juliette Binoche, e a una formula che ci accompagna sin dalla notte dei tempi: meglio una verità crudele o una bugia a fin di bene?

Deneuve interpreta Fabienne, una diva del cinema francese, impegnata sul set di un film di fantascienza – una sorta di Adeline in versione esistenzialista – e in procinto di lanciare sul mercato il suo libro di memorie. Per l’occasione, fa ritorno a casa la figlia Lumir (Binoche), sceneggiatrice, direttamente da New York con marito (Ethan Hawke) e figlioletta (Grenier). Ovviamente, la lettura del libro farà riaffiorare rancori e vecchi conflitti mai sopiti, mentre realtà famigliare e gioco delle parti sembrano confondersi senza distinzioni.

Kore-eda ha tratto la sceneggiatura da una sua pièce teatrale mai portata in scena, sarà per questo che il film non ne soffre affatto l’impianto. La vérité, nella forma squisita di una commedia di contrasti, riesce a suggerire un bellissimo parallelo tra il mestiere di genitore e l’arte della recitazione: quando una madre mente, lo fa solo per proteggere sua figlia o vuole mettere al riparo se stessa dalle proprie responsabilità? Il film non ha la presunzione da dare risposte, piuttosto preferisce portare in scena tutta la complessità e le nuances dell’universo muliebre, grazie a una regia delicata, a una scrittura allegramente velenosa e a una formidabile coppia di attrici che si diverte, specie nel caso della Deneuve, a strizzare l’occhio allo spettatore più erudito riecheggiando al suo passato. Non tutto sarà vero, a cominciare dalle biografie ufficiali.

Giuseppe D’Errico

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