“Undine”, un film di Christian Petzold, la recensione

Undine – Un amore per sempre (Francia/Germania, 2020) di Christian Petzold con Paula Beer, Franz Rogowski, Jacob Matschenz, Maryam Zaree, Anne Ratte-Polle

Sceneggiatura di Christian Petzold

Drammatico, 1h 32’, Europictures, in uscita il 24 settembre 2020

Voto: 7 su 10

Partiamo dalle note positive, la durata: possiamo dire che è un vero sollievo poter godere di una visione cinematografica che, pur conservando fascino e ambizioni, riesce a concentrare tutto il suo potenziale in una narrazione che rientra nella tradizionale e nobilissima ora e mezza? Ormai, tra blockbuster d’oltreoceano e cinema cosiddetto d’autore, siamo quasi arresi a dover patire minutaggi fiume, che tediano mente e membra. Quindi onore a Christian Petzold che, negli ultimi anni, ha sempre offerto opere stimolanti senza necessariamente doversi dilungare in inutili e sfiancanti lungaggini. Altra nota di merito, gli interpreti: il regista riunisce la coppia del suo cerebrale e bellissimo La donna dello scrittore e fa bene, perché tra la splendida Paula Beer e il tormentato Franz Rogowski c’è un’intesa rara da trovare nel cinema contemporaneo.

C’è poi la storia di Undine – malamente sottotitolato dalla distribuzione italiana con un anonimo Un amore per sempre – fantasia romantica che attinge con originalità dalla leggenda delle ninfe marine che, prive di anima, abbandonano le acque in cerca del vero amore, declinata poi dal folklore germanico nella veste più cupa e misteriosa di ammaliatrici di uomini, prima sedotti e poi annegati tra i flutti. La Undine di Petzold, interpretata dalla Beer, è una storica museale che guida i suoi ospiti tra i plastici che raccontano l’evoluzione della città di Berlino; poco prima di iniziare una nuova visita, Undine è stata lasciata dal suo fidanzato Johannes (Jacob Matschenz), a cui chiede di attenderla al bar per ridiscutere la scelta. Ma più tardi, al suo posto, Undine troverà il timido Christoph (Rogowski), un sommozzatore che poco prima aveva seguito una delle sue spiegazioni. Con lui la donna resterà coinvolta prima nell’incidentale distruzione di un acquario, e poi in una relazione sentimentale tanto improvvisa quanto tenera e rigenerante. L’eco del mito è però insistente, e Undine viene richiamata dagli abissi…

Pur non raggiungendo le vette melodrammatiche e lo spessore dei precedenti Il segreto del suo volto e La donna dello scrittore, anche questo Undine conferma la cifra stilistica controcorrente e la vena bizzarra del cinema di Christian Petzold. Strano ibrido tra dramma sentimentale, fantasticheria fiabesca, onirico e thriller, il film si lascia seguire sempre con curiosità, nell’attesa di capire fin dove il racconto potrà spingersi, ma col rischio di concludersi con una certa indifferenza. Sicuramente non per tutti i gusti, ma gli sguardi di Paula Beer, vincitrice dell’Orso d’Argento alla migliore attrice alla Berlinale 2020, ripagano ampiamente della visione.

Giuseppe D’Errico

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