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#arenaestiva: “Il padre d’Italia”, un film di Fabio Mollo, la recensione

Il padre d’Italia (Italia, 2017) di Fabio Mollo con Luca Marinelli, Isabella Ragonese, Anna Ferruzzo, Mario Sgueglia, Esther Elisha

Sceneggiatura di Fabio Mollo e Josella Porto

Drammatico,1h 33’, Good Films, in uscita il 9 marzo 2017

Voto: 6 su 10

In una stagione cinematografica italiana dominata da pessime commedie, l’uscita in sala (e ora in qualche coraggiosa arena estiva) di un piccolo film come Il padre d’Italia ha significato molto per chi crede ancora che il nostro cinema può e deve dire qualcosa del proprio momento storico al suo pubblico. Opera seconda di Fabio Mollo, giovane regista calabrese che esordì due anni fa con l’impegnativo Il Sud è niente, è stata vanamente fatta passare per ciò che non è, ossia un film sulla stepchild adoption, il decreto di legge bocciato in senato in concomitanza all’approvazione delle unioni civili, che avrebbe consentito l’adozione a coppie dello stesso sesso.

“The Circle”, un film di James Ponsoldt, la recensione

The Circle (id, Usa, 2017) di James Ponsoldt con Emma Watson, Tom Hanks, John Boyega, Bill Paxton, Glenne Headly, Karen Gillan, Ellar Coltrane, Patton Oswalt

Sceneggiatura di James Ponsoldt e Dave Eggers, dal romanzo omonimo di Dave Eggers (ed. Mondadori)

Thriller, 1h 52’, Adler Entertainment/Good Films, in uscita il 27 aprile 2017

Voto: 3½ su 10

È necessario fornire alcuni dati prima di spingerci in un’analisi critica di The Circle, un thriller distopico sui pericoli della condivisione nell’era dei social network: il film è tratto dal romanzo omonimo che Dave Eggers diede alle stampe nel 2013, la produzione è partita nel 2015 e solo ora arriva in sala, anche in patria. Per un’opera che vorrebbe affrontare un discorso fantascientifico sull’immanentismo delle tecniche di trasparenza via internet, questa dilatazione dei tempi di lavorazione non è un bel biglietto da visita. Altro elemento di fatto: la sceneggiatura è firmata dallo stesso Eggers e dal regista del film James Ponsoldt, uno che era riuscito a farsi apprezzare unanimemente con due emozionanti pellicole indipendenti come The Spectacular Now e The End of the Tour. Non si spiega, quindi, come sia possibile che da questa unione sia venuto fuori un copione così scadente e illogico.

RomaFF11 – Selezione Ufficiale/Alice nella città: “Captain Fantastic”, un film di Matt Ross

Captain Fantastic (id, Usa, 2016) di Matt Ross con Viggo Mortensen, Kathryn Hahn, Steve Zahn, George MacKey, Frank Langella, Missi Pyle, Erin Moriarty, Ann Dowd, Samantha Isler, Annalise Basso, Nicholas Hamilton, Shree Crooks, Charlie Shotwell

Sceneggiatura di Matt Ross

Commedia, 1h 59’, Good Films

Voto: 7 su 10

Già apprezzata e pluripremiata nei più importanti festival internazionali, l’opera seconda di Matt Ross (la prima è l’interessante 28 Hotel Rooms, purtroppo inedita in Italia) si farà probabilmente ben notare anche nel nostro paese. Forte della presenza di Viggo Mortensen come protagonista principale, Captain Fantastic è un dramedy famigliare indipendente decisamente sui generis, capace di stimolare riflessioni importanti e non banali sul ruolo del genitore e sul tipo di educazione che, implicitamente ed esplicitamente, consegna al proprio figlio.

“Colonia”, un fotoromanzo a sfondo storico che sembra una fiction tv

Colonia (id, Germania, 2016) di Florian Gallenberger con Emma Watson, Daniel Brühl, Michael Nyqvist, Richenda Carey, Vicky Krieps, Jeanne Werner

Sceneggiatura di Torsten Wenzel, Florian Gallenberger

Drammatico, 1h 50′, Good Films, in uscita il 26 maggio 2016

Voto: 4 su 10

11 settembre 1973: in Cile esplode il colpo di stato contro il generale Pinochet. Una coppia di cittadini tedeschi viene travolta dagli eventi: Daniel (Brühl), sospettato di cospirazionismo, viene arrestato dalla polizia segreta, mentre la sua fidanzata Lena (Watson) farà di tutto per ritrovarlo. Arriverà a farsi assumere nella missione di Colonia Dignidad, nel Sud del paese, dove una setta guidata dal predicatore laico Paul Schäfer (Nyqvist) segrega i prigionieri politici e dalla quale mai nessuno è riuscito a fuggire.

“Il segreto dei suoi occhi”, un remake inutile con tre star a disagio

Il segreto dei suoi occhi (Secret in their Eyes, Usa, 2015) di Billy Ray con Chiwetel Ejiofor, Julia Roberts, Nicole Kidman, Joe Cole, Alfred Molina, Dean Norris, Michael Kelly, Lyndon Smith, Zoe Graham

Sceneggiatura di Billy Ray, dal romanzo “Il segreto dei suoi occhi” di Eduardo Sacheri (ed. BUR)

Thriller, 1h 48′, Good Films, in uscita il 12 novembre 2015

Voto: 4½ su 10

I remake americani dei film non americani, si sa, partono sempre col piede sbagliato, perché c’è dell’evidente arroganza nell’agguantare avidamente successi esteri per riproporli in una confezione patinata con la sola voglia di battere cassa. Troppi ne abbiamo già visti finire direttamente nell’oblio e molti, purtroppo, ancora verranno. Nel caso de Il segreto dei suoi occhi, scritto e diretto da Billy Ray, permaneva il beneficio del dubbio, giacché il regista dell’originale argentino del 2010 Juan José Campanella, già premiato con l’Oscar come miglior film straniero, aveva appoggiato l’operazione con entusiasmo, figurando anche come produttore esecutivo. Eppure, neanche per un solo secondo dei soporiferi 108 minuti di visione si ha mai l’impressione di poter giustificare un rifacimento senza alcuna ragione d’essere.

“Non essere cattivo”, il congedo di Caligari con un film di dolente bellezza

Non essere cattivo (Italia, 2015) di Claudio Caligari con Luca Marinelli, Alessandro Borghi, Silvia D’Amico, Roberta Mattei, Alessandro Bernardini, Elisabetta De Vito

Sceneggiatura di Claudio Caligari, Giordano Meacci, Francesca Serafini

Drammatico, 1h 40′, Good Films, in uscita l’8 settembre 2015

Voto: 8 su 10

Recensione colpevolmente ritardataria per l’ultimo, straziante film di Claudio Caligari, presentato fuori concorso all’ultimo Festival di Venezia e uscito postumo dopo la prematura morte del regista, avvenuta immediatamente dopo la fine delle riprese. Una carriera lunga 32 anni, un segno preciso lasciato nel cinema italiano con soli tre film (l’esordio scandalo nell’83 con Amore tossico, il ritorno nel 1997 con il noir di borgata L’odore della notte), Non essere cattivo è il congedo migliore per un percorso cinematografico affrontato con grande coerenza.

“The Lobster”, un film di Yorgos Lanthimos, la recensione

The Lobster (id, Grecia/Irlanda/Francia/GB/Olanda, 2015) di Yorgos Lanthimos con Colin Farrell, Rachel Weisz, Lèa Seydoux, John C. Reilly, Ben Whishaw, Jessica Barden, Olivia Colman

Sceneggiatura di Yorgos Lanthimos, Efthymis Filippou

Grottesco, 1h 58′, Good Films, in uscita il 15 ottobre 2015

Voto: 6 su 10

Ai più il nome di Yorgos Lanthimos non dirà molto, ma il pubblico meno affine al multiplex lo ricorderà per alcune bizzare pellicole “da festival” come Dogtooth e Alps. Con The Lobster, premio della giuria a Cannes 2015, il regista greco ritorna ad affrontare temi a lui cari, come solitudine e affettività nelle loro molteplici declinazioni, nuovamente in chiave surreale e grottesca, ma per la prima volta all’interno di una ricca produzione internazionale. Vero è anche che i film di Lanthimos non sono mai banalmente collocabili in un genere, nè godono di formule narrative canoniche: partendo da un’apologia, almeno sulla carta, irresistibile e densa di chiavi di lettura, si arriva poi a sviluppi che, di fatto, abbandonano malamente il discorso di partenza.

“Teneramente folle”, un buon dramedy con un grande Mark Ruffalo

Teneramente folle (Infinitely Polar Bear, Usa, 2015) di Maya Forbes con Mark Ruffalo, Zoe Saldana, Imogene Wolodarsky, Ashley Aufderheide, Beth Dixon, Keir Dullea, Georgia Lyman

Sceneggiatura di Maya Forbes

Commedia, 1h 30′, Good Films, in uscita il 18 giugno 2015

Voto: 7 su 10

Debutto alla regia di un’abile sceneggiatrice (suoi, tra gli altri, i copioni di Mostri contro alieni e Diario di una schiappa: vita da cani), Teneramente folle è la storia autobiografica dell’infanzia dell’autrice Maya Forbes che, all’età di sei anni, visse la separazione dei genitori a causa delle crisi depressive del padre. Per permettere alle figlie di ricevere un’istruzione adeguata, la madre riprese gli studi nella speranza di trovare un lavoro decente con un diploma in tasca. Così, durante la settimana, le bambine restavano sotto il controllo di un padre instabile ma premuroso. E, nonostante le avvisaglie non certo entusiasmanti, il piano famigliare funzionò.

“Short Skin”, l’esordiente Chiarini per un discutibile racconto di formazione

Short Skin – I dolori del giovane Edo (Italia, 2014) di Duccio Chiarini con Matteo Creatini, Francesca Agostini, Nicola Nocchi, Miriana Raschillà, Bianca Nappi

Sceneggiatura di Duccio Chiarini, Ottavia Maddeddu, Marco Pettenello, Miroslav Mandic

Commedia, 1h 23′, Good Films, in uscita il 23 aprile 2015

Voto: 4 su 10

Sarcasticamente ironico sin dal titolo, Short Skin nasce da un’idea del suo regista Duccio Chiarini che con questo film si cimenta per la prima volta nella realizzazione di un lungometraggio, dopo una gavetta costellata da una serie di corti, spesso premiati con importanti riconoscimenti del settore. Un curriculum di tutto rispetto, quindi, che faceva ben sperare in un progetto dal tema delicato, vincitore per altro della Biennale College Cinema, iniziativa promossa dalla Biennale di Venezia (dove il film è stato presentato alla 71esima edizione della Mostra), che ha stanziato i fondi per la realizzazione della pellicola. Ma la promessa non è stata mantenuta.

“Black or White”, legal dramedy alla lacrima per Kevin Costner

Black or White (id, Usa, 2014) di Mike Binder con Kevin Costner, Octavia Spencer, Jillian Estell, Bill Burr, Jennifer Ehle, Mpho Koaho, André Holland, Anthony Mackie, Gillian Jacobs

Sceneggiatura di Mike Binder

Drammatico, 2h 04′, Good Films, in sala dal 5 marzo 2015

Voto: 6 su 10

Non stupisce che Kevin Costner, dopo un periodo non proprio felice dal punto di vista artistico, abbia abbracciato con tutte le sue forze le sorti di un progetto come Black or White. A nove anni di distanza da Litigi d’amore, il divo americano torna a lavorare con lo sceneggiatore e regista Mike Binder in un legal dramedy dalle tematiche profondamente radicate nella cultura statunitense e, pertanto, anche estremamente classiche, esattamente come quel cinema dei padri in cui più volte lo si è visto impegnato nei panni dell’eroe che agisce in difesa del debole.