
Una promessa (Une promesse, Francia/GB, 2013) di Patrice Leconte con Rebecca Hall, Alan Rickman, Richard Madden, Toby Murray, Maggie Steed
Sceneggiatura di Jerôme Tonnerre e Patrice Leconte, dal romanzo “Il viaggio nel passato” di Stefan Zweig
Drammatico, 1h 38′, Officine Ubu, in uscita il 2 ottobre 2014
Voto: 7 su 10
Ritorno in grande stile di Patrice Leconte (La moglie del parrucchiere, La ragazza sul ponte, Confidenze troppo intime) dopo la parentesi d’animazione con l’ambiguo La bottega dei suicidi. Il desiderio, che sia esso appagato, sublimato o inespresso, è un’ossessione che ha sempre affascinato il regista francese e che trova nel romanzo “Viaggio nel passato”, dello scrittore tedesco Stefan Zweig, un argomento utilissimo per un imponente melodramma in costume.
Temi tradizionali, un amore contrastato dall’età, dalle differenze sociali e dalla prima guerra mondiale alle porte: siamo in Germania, 1913, e Lotte Hoffmeister (Hall), moglie di Karl Hoffmeister (Rickman), ricchissimo e malato proprietario di un’acciaieria molto più anziano di lei, si innamora perdutamente di Friedrich Zeitz (Madden), il giovane ingegnere al quale Karl concede sempre maggior fiducia. Tra i due solo silenzi loquaci e grandi giochi di sguardi, fino a che il marito, fiutando la simpatia, non spedisce Friedrich in Messico per affari di lavoro. La partenza incombe, Lotte si dichiara e promette all’amato che si sarebbero scritti per tutti gli anni a venire.
Scritto insieme al solidale Jerôme Tonnerre, Una promessa è un mélo che mantiene ciò che promette: una passione tacita e struggente, perfettamente interpretata dal terzetto d’attori, abilmente smussata nei toni fortemente pessimistici del romanzo e confezionata con assoluta eleganza, sebbene risolta con uno stile visivo contemporaneo. L’uso del digitale, infatti, accentua il nervosismo dei gesti trattenuti e consente a Leconte alcune soluzioni inaspettate. Il risultato ottiene una sua originalità fuori da ogni tempo, come la storia che racconta, in barba alle mode e alle trionfanti tendenze che corrono.
Giuseppe D’Errico
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