
Come ti spaccio la famiglia (We’re the Millers, Usa, 2013) di Rawson Marshall Thurber, con Jason Sudeikis, Jennifer Aniston, Emma Roberts, Will Poulter, Ed Helms, Kathryn Hahn, Nick Offermann
Sceneggiatura di Bob Fisher, Steve Faber , Sean Anders, John Morris
Commedia, 1h 50’, Warner Bros. Pictures Italia, in uscita il 12 settembre 2013
Voto D’Errico: 5 su 10
Voto Ozza: 6 su 10
Un’altra stupida commedia americana. Ben intesi, la categoria ha fornito in passato operette morali capaci di trasformare l’amenità più assoluta in soave e riposante intrattenimento pomeridiano. Da qualche tempo, purtroppo, si è scaduti in una rincorsa alla risata crassa, alla situazione funambolica, alla ricerca trasgressiva/aggressiva del momento sexy, all’inverosimiglianza a tutti i costi. Senza mai dimenticare la stoccata edificante finale. Ebbene sì, Come ti spaccio la famiglia rispetta in pieno queste caratteristiche da ‘stupida commedia americana’.
Uno spacciatore di quartiere (Sudeikis), per sopperire a un debito col boss (Helms), è costretto a trasportare un carico di erba dal Messico. Per non dare nell’occhio alla frontiera, ingaggia un’attempata spogliarellista (Aniston) e due teenager sbalestrati (Roberts e Poulter) per inscenare il perfetto ritratto della famiglia modello americana. Come ovvio, il viaggio riserverà ogni sorpresa di rito, dal morso di un ragno ai genitali all’incontro fortuito con una coppia in vena di sperimentazioni…
Il concept di base (salvare la pelle con un clamoroso traffico di stupefacenti) è perlomeno discutibile, ancor più se inserito all’interno di un prodotto destinato alla più vasta platea possibile. Quel che è peggio, lo spirito fintamente eversivo della prima parte viene progressivamente tradito da uno strisciante moralismo familista, trionfante nel finale, che fa a cazzotti con l’impianto ‘avventuroso’ delle premesse.
Script stracco e ripetitivo, zombiezzato su una valanga di road movie precedenti, ironia da campeggio per adolescenti con volgarità assortite (e già viste), interpreti degni di miglior sorte (ma la Aniston che continua imperterrita la strada della sensualità a botte di reggipetti attillati e coulotte impertinenti è un po’ triste): ce la spacciano ancora come commedia.
Giuseppe D’Errico
Quel punto in più nel voto (di Andrea Ozza)…
Un 6 a questa commediola, piena di limiti, gag non sviluppate o inverosimili, scivoloni nel trash ma che, alla fine, tutto sommato, riesce a strappare qua e là quella risata demenziale, un po’ svaccata, che rilassa, per la serie “quanto sono sfacciati questi americani quando usano moralismi e sentimentalismi a gogò!”. Capita a volte di voler andare in sala proprio per questo, il film fa la sua parte e… allora 6 sia!
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