“Revenant – Redivivo”, Di Caprio da Oscar nel film senza misura di Iñárritu

Revenant – Redivivo (The Revenant, Usa, 2016) di Alejandro González Iñárritu con Leonardo Di Caprio, Tom Hardy, Domhnall Gleeson, Will Poulter, Lukas Haas, Forrest Goodluck, Paul Anderson

Sceneggiatura di Mark L. Smith, Alejandro González Iñárritu dal romanzo “Revenant – La storia vera di Hugh Glass e della sua vendetta” di Michael Punke (ed. Einaudi)

Avventura, 2h 36′, 20th Century Fox Italia, in uscita il 16 gennaio 2015

Voto: 7 su 10

La storia del trapper ed esploratore americano Hugh Glass, vissuto nei primi dell’Ottocento, non è nuova al grande schermo: già nel 1971 il regista Richard C. Sarafian raccontò le gesta leggendarie di questo cacciatore di pelli nel film Man in the Wilderness (in Italia Uomo bianco, va col tuo dio!) che vedeva protagonista un grande Richard Harris. Oggi è il pluripremiato autore messicano Alejandro González Iñárritu, reduce dai fasti del bellissimo Birdman, a riportare in auge la lotta dell’uomo contro la natura selvaggia in uno dei film più attesi della stagione cinematografica.

50964Il ruolo principale è affidato a un infaticabile Leonardo Di Caprio, che, pur di riuscire ad ottenere il tanto agognato premio Oscar, non arretra di fronte a nulla: scampa a uno spietato attacco di pellirossa, sopravvive (non senza essere fatto a brandelli) a uno scontro corpo a corpo con una motivatissima mamma grizzly, viene abbandonato morente e al freddo dai suoi compagni di spedizione, reagisce e si riprende pur di portare a segno la sua vendetta verso il perfido compagno Fitzgerald (Hardy) che gli ha ucciso il figlio e, forse, pure la moglie, attraversa le lande sterminate del Nord Dakota senza viveri né armi, resta a mollo in acque gelate e si fa esplodere polvere da sparo sulle ferite aperte per cicatrizzarle, è preda di visioni e deliri, cade da un altissimo dirupo, dorme nella carcassa sventrata di un cavallo, quasi si arrende a una violenta tempesta di neve. Ma “il vento non può sconfiggere un albero con forti radici”, e Glass riuscirà a raggiungere Fort Kiowa, nel South Dakota, per portare a termine il suo intento…

La verosimiglianza non è il pregio principale di Revenant, che troppo spesso, e con troppa sicurezza di rifugio nell’epicità della narrazione, cede a una dismisura che sfocia nel ridicolo involontario. Da par suo, il talentuoso regista inanella una serie di strepitosi pianisequenza che conferiscono al racconto una fluidità che meglio non potrebbe sposarsi con la straordinaria e proibitiva condizione di ripresa on location con luci naturali. Il film, infatti, è tra le produzioni più complesse e faticose delle ultime decadi: girato in ordine cronologico, per meglio consentire la discesa psicologica all’attore protagonista, in condizioni climatiche estreme (si parla di 30 gradi sotto lo zero) tra Canada e Argentina, con la necessità di catturare esclusivamente immensi paesaggi incontaminati. Il risultato è un film visivamente memorabile (l’abbacinante fotografia è sempre del solidale Emmanuel Lubezki) ma tematicamente trito e un po’ prolisso, privo di reali approfondimenti verso le motivazioni dei personaggi (ne fa le spese soprattutto il cattivo di Tom Hardy) e con un finale che gronda fastidioso moralismo.

L’esperienza, in ogni caso, è tutta da vivere nel buio di un’ottima sala cinematografica: traguardi estetici tanto alti non sono così comuni. Per quanto riguarda il buon Di Caprio, si spera vivamente che il riconoscimento arrivi, se non altro per non ridurre l’attore a uno zimbello dei nuovi media: la sua interpretazione, oltre che strenua ed efficacissima, è anche prova dell’assoluta condiscendenza nei confronti dell’arte cinematografica.

Giuseppe D’Errico

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