“Chicago” di Kander, Ebb e Fosse, uno spettacolo di Chiara Noschese, la recensione

CHICAGO

Scritto da Fred Ebb e Bob Fosse

Musiche di John Kander, Testi di Fred Ebb

Produzione Stage Entertainment e Matteo Forte

con Stefania Rocca, Giulia Sol, Brian Boccuni, Cristian Ruiz, Chiara Noschese, Luca Giacomelli Ferrarini

Coreografie Franco Miseria, Direzione Musicale Andrea Calandrini

Scene Lele Moreschi, Costumi Ivan Stefanutti

Disegno Fonico Armando Vertullo, Disegno Luci Francesco Vignati

Traduzione, adattamento e versi italiani Giorgio Calabrese

Regia Chiara Noschese

Al Teatro Brancaccio di Roma dal 29 Novembre al 10 dicembre 2023

Voto: 7 su 10

A 19 anni dall’allestimento con Luca Barbareschi, torna in Italia Chicago, un grande musical frutto del genio di Bob Fosse e sublimato in una versione cinematografica di altissimo profilo artistico, con un cast stellare e la regia di Rob Marshall.

Quella vista al Brancaccio è una produzione che ha tutti i numeri per convincere, e in parte lo ha fatto. Ma la vecchia abitudine, molto italiana, di far rientrare nel cast un volto noto della televisione e del cinema, in questo caso, come in altri, ha avuto impatti notevoli sulla resa complessiva.

Purtroppo la scelta di far interpretare il personaggio cruciale di Velma Kelly a Stefania Rocca, attrice sempre raffinata e dalle sofisticate caratteristiche recitative, è stata purtoppo del tutto infelice. Il ruolo affidatole , portato sul grande schermo da una Catherine Zeta-Jones da Oscar, dovrebbe essere dinamite pura, un concentrato di sensualità e spietatezza a servizio di una cantante e ballerina eccelsa. Abbiamo veramente faticato a trovare questi elementi nella pur volenterosa prova della Rocca, altrove ben più incisiva e in parte.

Il giudizio su uno spettacolo si fonda innanzitutto sull’impressione complessiva percepita dallo spettatore. E se uno dei punti deboli è proprio uno degli interpreti principali, non si può non rimanere dispiaciuti per qualcosa che poteva essere e che invece non è. Scegliere un’interprete maggiormente adatta alla preparazione complessa che il genere musical richiede forse (e sottolineamo forse) farebbe vendere meno biglietti, ma aumenterebbe di molto la qualità dello spettacolo ed educherebbe il gusto e l’occhio dello spettatore al bello, un metro con cui certamente è stato concepito Chicago dai suoi storici autori.

Detto ciò, sul palco è in scena uno show veramente di alto livello. Le scenografie, i costumi, il disegno luci e le coreografie sono ben armonizzati tra loro, con un grande impatto visivo. Forse i livelli dell’audio sono leggermente da ricalibrare per offrire una completa comprensione dei testi cantati.

Il resto del cast è di grande spessore tecnico e artistico: Giulia Sol interpreta una Roxie Hart forse non sempre energica ma dall’ottima resa vocale; Brian Boccuni è un perfetto Billy Flynn: canta e recita senza risparmiarsi mai;  Cristian Ruiz, che non si smentisce mai, ci regala un dolcissimo e intimo Amos Hart: la sua uscita di scena è così tenera che per empatia viene voglia di salire sul palco per dargli un abbraccio; Chiara Noschese, che firma anche la regia, interpreta con grande ritmo e tenuta recitativa-vocale un personaggio non facile come quello di Mama Morton.

E infine riserviamo un grande plauso per un vero talento del panorama del musical italiano, Luca Giacomelli Ferrarini per la sua performance “en travesti” di Mary Sunshine. L’interpretazione di un personaggio donna, con relative caratteristiche (voce soave, estensione vocale da soprano e movenze femminili), è resa così bene da risultare credibile fino alla fine e lasciando diversi spettatori nel dubbio che ci fosse realmente un uomo sotto quella parrucca e quell’abito rosa.

La regia della Noschese è precisa e puntuale e crea ritmi comici serrati in cui gli attori si muovono con grande facilità, forse anche grazie alle numerose repliche milanesi.

Un grande spettacolo con grandi interpreti che però rende meno di quello che potrebbe.

Emanuele Tibelli

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