“Transcendence”, fiacca fanta-apologetica con un pessimo Depp

Transcendence (id, Usa, 2014) di Wally Pfister con Johnny Depp, Rebecca Hall, Paul Bettany, Morgan Freeman, Kate Mara, Cillian Murphy, Clifton Collins jr, Cole Hauser, Josh Stewart

Sceneggiatura di Jack Paglen

Fantascienza, 1h 58′, 01 Distribution, in uscita il 17 aprile 2014

Voto: 3 su 10

Modestissimo esordio registico di un grande direttore della fotografia (premio Oscar 2011 per Il cavaliere oscuro), Transcendence si inserisce pigramente nella folta fauna della fantascienza allarmista su tecnologie avanzate e supremazia digitale, di gran voga almeno negli ultimi due decenni, con l’intento di fornire un apologo minaccioso sulle menti sintetiche ai danni del libero arbitrio umano.

transcendence-locandina-lowIl film immagina un drastico scambio di missioni tra elettronica ed evoluzione umana: il dottor William Caster (Depp), tycoon di un nuovo concetto di macchina in cui trasferire l’intelletto dell’uomo, viene coinvolto in un attentato messo a segno da una banda di integralisti. Prima di morire, cercherà di sperimentare su di sé la delicata operazione. Torna in vita sottoforma di intelligenza artificiale, grazie anche all’impegno della moglie (Hall), ma presto la macchina oltrepassa i limiti, compromettendo il giusto corso degli eventi.

Implicazioni morali non trascurabili al servizio del più fiacco dei copioni fanta-spionistici di tutti i tempi, con imbarazzanti digressioni new age e risibili disvelamenti taumaturgici del potere scientifico, il film di Wally Pfister “trascende” ogni controllo del genere: suspense ai minimi termini e suggestioni da talk show. La piattezza registica è direttamente proporzionale alla sprecata accortezza delle immagini, mentre Johnny Depp, privo di trucco e parrucco e di un regista come Tim Burton a dirigerlo, rivela tutta la sua insulsaggine d’attore, considerando che esce di scena dopo il primo quarto d’ora, staziona per tutto il blocco centrale come ectoplasma su schermi e pareti varie, per poi ricomparire in carne e ossa per il gran finale. Sempre che non ci si sia abbondantemente addormentati prima.

Giuseppe D’Errico

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