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“The Square”, un film di Ruben Östlund, la recensione

The Square (id, Svezia/Germania/Francia/Danimarca, 2017) di Ruben Östlund con Claes Bang, Elisabeth Moss, Dominic West, Terry Notary, Christopher Laessø, Marina Schiptjenko, Elijandro Edouard, Daniel Hallberg, Martin Sööder

Sceneggiatura di Ruben Östlund

Commedia, 2h 25′, Teodora Film, in uscita il 9 novembre 2017

Voto: 7½ su 10

Non di rado il cinema si è confrontato col concetto di arte intesa in senso museale e sul corto circuito che si crea tra esposizione e nobilitazione agli occhi del pubblico: cosa, oggi, può essere considerata arte e cosa no? La riflessione ha portato alcuni grandi autori a risultati spesso esilaranti (basti pensare a Blake Edwards, Woody Allen e ad alcune loro memorabili gag), come se l’unica arma per fronteggiare il compromesso artistico fosse quella dell’ironia. E infatti è in forma di commedia grottesca che il regista svedese Ruben Östlund racconta la sua personale concezione dello stato dell’arte ai giorni nostri e sulla connotazione sociale che sembra necessariamente dover possedere per non essere tacciata di elitarismo: in quest’ottica, The Square, premiato con la Palma d’Oro a Cannes 2017, è una farsa davvero centrata.

“La vita possibile”, un tema urgente per un dramma fragile e banale

La vita possibile (Italia, 2016) di Ivano De Matteo con Margherita Buy, Andrea Pittorino, Valeria Golino, Bruno Todeschini, Caterina Shulha

Sceneggiatura di Valentina Ferlan, Ivano De Matteo

Drammatico, 1h 40’, Teodora Film, in uscita il 22 settembre 2016

Voto: 4½ su 10

Dopo aver raccontato la distruzione di famiglie apparentemente felici in film come Gli equilibristi e I nostri ragazzi, il regista romano Ivano De Matteo prova ora a fare l’inverso, partire da un nucleo famigliare a pezzi e cercare di ricostruirlo con un po’ di speranza. È La vita possibile, dramma accorato ma poco efficace sul tema della violenza alle donne, in cui non c’è odio ma solo voglia di continuare a vivere.

“Il figlio di Saul”, cinema inedito per una memoria che deve far male

Il figlio di Saul (Son of Saul, Ungheria/Francia, 2015) di László Nemes con Géza Röhrig, Levente Molnár, Urs Rechn, Todd Charmont

Sceneggiatura di László Nemes, Clara Royer

Drammatico, 1h 47, Teodora Film, in uscita il 21 gennaio 2016

Voto: 9 su 10

Nell’affollata proposta di film sull’Olocausto che quest’anno presidierà le sale in concomitanza con la Giornata della memoria del 27 gennaio, si distingue Il figlio di Saul dell’ungherese László Nemes per necessità e novità di sguardo sull’argomento. Sembra quasi, infatti, che, a livello cinematografico, il tema della Shoa debba forzatamente piegarsi alla norma di un genere, spesso valicando la fatale soglia della speculazione (è il caso di Remember di Atom Egoyan, che vedremo a febbraio), senza offrire nessuna riflessione significativa su un fatto storico giustamente reiterato a livello artistico ma raramente in modo utile e costruttivo a un discorso complesso.

“Perfect Day”, commedia bellica di grande equilibrio tra ironia e dramma

Perfect Day (id, Spagna, 2015) di Fernando León de Aranoa con Benicio Del Toro, Tim Robbins, Olga Kurylenko, Mélanie Thierry, Fedja Stukan, Eldar Residovic, Sergi López

Sceneggiatura di Fernando León de Aranoa, Diego Farias dal romanzo “Dejarse Llover” di Paula Farias

Commedia, 1h 45′, Teodora, in uscita il 10 dicembre 2015

Voto: 7 su 10

Con Perfect Day dello spagnolo Fernando León de Aranoa (quello del pregevole I lunedì al sole) siamo in un territorio delicatissimo, quello della commedia drammatica a sfondo bellico. Per capire quanto sia delicato il campo, basti pensare al recente fallimento di Barry Levinson che, nonostante la presenza di Bill Murray, è riuscito con Rock the Kasbah a ottenere il più grosso fiasco del cinema americano dell’anno. Il film di de Aranoa, invece, è stato accolto trionfalmente all’ultimo Festival di Cannes proprio grazie all’equilibrio raro che riesce a mantenere tra ironia (anche nera) e realismo tragico.

“45 anni”, cronaca di un’illusione annunciata con un’immensa Rampling

45 anni (45 Years, GB, 2015) di Andrew Haigh con Charlotte Rampling, Tom Courtenay, Geraldine James, Dolly Wells, David Sibley

Sceneggiatura di Andrew Haigh da un racconto di David Constantine

Drammatico, 1h 33′, Teodora Film, in uscita il 5 novembre 2015

Voto: 8 su 10

Secondo Molière, “i dubbi sono più crudeli della peggiore verità”. Niente di più vero, dal momento che, con il loro insinuarsi nella nostra mente, in modo sempre più capillare, sgretolano le fondamenta delle nostre sicurezze. Quando questo accade all’interno di una relazione di coppia dove si è affidata la propria vita nelle mani dell’altro, le conseguenze possono essere devastanti. L’analisi di questo doloroso viaggio, spesso senza ritorno, viene elaborata con una spiccata sensibilità dall’inglese Andrew Haigh, sceneggiatore e regista di 45 Anni. Non nuovo nell’indagare la complessità dell’unione di coppia (come nell’acclamato Weekend), Haigh si lascia qui ulteriormente ispirare da un racconto di David Constantine, In another country, per raccontare il vacillare di un sodalizio solo apparentemente consolidato, proprio nel momento in cui si sta raggiungendo un importante ed invidiabile traguardo: 45 anni di reciproca dedizione.

“Diamante nero”, dubbi e incertezze adolescenziali con qualche riserva

Diamante nero (Bande de filles, Francia, 2014) di Céline Sciamma con Karidja Touré, Assa Sylla, Lindsay Karamoh, Marietou Touré, Idrissa Diabate, Simina Soumare

Sceneggiatura di Céline Sciamma

Drammatico, 1h 52′, Teodora, in uscita il 18 giugno 2015

Voto: 5½ su 10

Così come il precedente e pluripremiato Tomboy, storia di una bambina di dieci anni che si comporta come un maschietto, anche il nuovo film di Céline Sciamma, presentato in apertura della Quinzaine des Réalisateur a Cannes 2014, parla di un percorso di crescita, consapevolezza e accettazione. Diamante nero (traduzione a effetto dell’originale “banda di ragazze”), però, non ha la stessa dirompenza sociologica di quella prova tanto felice della giovane regista francese.

Il “Maraviglioso Boccaccio” dei maravigliosi fratelli Taviani

Meraviglioso Boccaccio (Italia, 2015) di Paolo e Vittorio Taviani, con Lello Arena, Paola Cortellesi, Carolina Crescentini, Flavio Parenti, Vittoria Puccini, Michele Riondino, Kim Rossi Stuart, Riccardo Scamarcio, Kasia Smutniak, Jasmine Trinca, Josafat Vagni, Melissa Bartolini, Eugenia Costantini, Moisè Curia, Miriam Dalmazio, Camilla Diana, Fabrizio Falco, Ilaria Giachi, Barbara Giordano, Rosabell Laurenti Sellers, Lino Guanciale

Sceneggiatura di Paolo e Vittorio Taviani

Drammatico, 1h 58′, Teodora, nelle sale dal 26 febbraio 2015

Voto Ozza: 8½ su 10
Voto D’Errico: 8 su 10

La grazia femminile, come non si vedeva da tempo, immortalata dalla sapienza del ritratto di primo piano, e la capacità di dirigere gesti, movenze, il “portamento”, parola ormai desueta, se non altro perché molti attori sembrano non badarci più.
Il conflitto per eccellenza: Eros e Thanatos, vita/amore e morte, celato nelle frasi musicali, suggerito nelle inquadrature, dichiarato in qualche fotogramma, per il senso e il tema del racconto.

“Pride”, lotta e solidarietà in una commedia per una buona causa

Pride (id, GB, 2014) di Matthew Warchus con Ben Schnetzer, Bill Nighy, Imelda Staunton, Dominic West, Paddy Considine, George MacKay, Jessica Gunning, Andrew Scott, Joseph Gilgun, Chris Overton, Faye Marsay, Freddie Fox

Sceneggiatura di Stephen Beresford

Commedia, 2h, Teodora, in uscita l’11 dicembre 2014

Voto: 7 su 10

Non c’è dubbio che Pride, dell’acclamatissimo regista teatrale britannico Matthew Warchus (già al cinema col noir tratto da Sam Shepard Inganni pericolosi, con Jeff Bridges e Sharon Stone), sia un film che ha dalla sua una storia vera poco nota e di straordinaria empatia, una sceneggiatura scritta a meraviglia e un esercito di attori di irrefrenabile bravura. Allo stesso tempo, è altrettanto lampante la ricerca ossessiva di costruire una commedia in grado di centrare quanto più possibile i gusti del più vasto pubblico possibile. Ben inteso, è cinema inglese, sa unire impegno e sollazzo, lacrime e risate, senza mai scadere nella farsa triviale, ma non sa evitare toni edificanti e qualche trionfalismo di straforo.