La vita possibile (Italia, 2016) di Ivano De Matteo con Margherita Buy, Andrea Pittorino, Valeria Golino, Bruno Todeschini, Caterina Shulha
Sceneggiatura di Valentina Ferlan, Ivano De Matteo
Drammatico, 1h 40’, Teodora Film, in uscita il 22 settembre 2016
Voto: 4½ su 10
Dopo aver raccontato la distruzione di famiglie apparentemente felici in film come Gli equilibristi e I nostri ragazzi, il regista romano Ivano De Matteo prova ora a fare l’inverso, partire da un nucleo famigliare a pezzi e cercare di ricostruirlo con un po’ di speranza. È La vita possibile, dramma accorato ma poco efficace sul tema della violenza alle donne, in cui non c’è odio ma solo voglia di continuare a vivere.
Come quella che ha Anna (Buy), moglie di un uomo che la picchia, umiliandola pesantemente, e madre di Valerio (Pittorino, notevole), tredicenne fragile e introverso. Quando il ragazzo assiste all’ennesimo scontro, Anna decide di scappare a Torino, dove la ospiterà l’amica Carla (Golino), portandosi dietro il figlio. Valerio fatica ad adattarsi alla nuova realtà e i problemi legati alla crescita verranno acutizzati dalla solitudine e dai continui conflitti con la madre.
Scritto a quattro mani da De Matteo con la compagna di vita Valentina Ferlan, La vita possibile è un film tristemente attuale e di quanto mai necessaria urgenza. Tuttavia, le modalità di narrazione ne frenano il potenziale d’impatto. Il regista ha dichiarato di non voler proporre la consueta messa in scena di sangue e dolore cui vanno purtroppo in contro le donne vittime di abusi, preferendole una trattazione dei fatti più intima ed edulcorata, seguendo il punto di vista del figlio pre-adolescente. Così facendo, però, corre il rischio di alterare l’orrore di un calvario apparentemente senza possibilità di fuga in un banale racconto di formazione pieno di cliché (la mamma che pur di lavorare accetta di fare le pulizie in azienda, il francese brusco ma dal buon cuore che nasconde un passato tragico, la prostitutina dell’est, il vecchio marpione, palloni aerostatici in volo…).
Indubbiamente guidato da intenzioni nobili, De Matteo si perde nel disegno dei personaggi, poco approfonditi e non tutti indispensabili (ne fa le spese soprattutto la brava Valeria Golino), per seguire buoni sentimenti e scene madri con le palle di neve. Forse sarebbe stato più utile affondare il coltello nella piaga della sofferenza per arrivare al cuore di un problema ancora troppo comune. Ma in De Matteo abbiamo fiducia.
Giuseppe D’Errico
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