“Rugantino” di Garinei e Giovannini, uno spettacolo di Pietro Garinei, la recensione

RUGANTINO

Commedia musicale di Garinei e Giovannini

Scritta con Pasquale Festa Campanile e Massimo Franciosa

Collaborazione artistica di Luigi Magni

Musiche del Maestro Armando Trovajoli

con Michele la Ginestra, Serena Autieri, Edy Angelillo e Massimo Wertmuller

Scene e Costumi originali di Giulio Coltellacci

Regia di Pietro Garinei

In scena al Teatro Sistina di Roma dal 10 al 27 marzo 2022

Voto: 8 su 10

Nuovo Teatro Sistina, vecchi successi. Risultato garantito! Potremmo riassumere così la visione della direzione artistica di Massimo Romeo Piparo del Teatro Sistina di Roma che, sopravvissuto alle enormi difficoltà legate alle restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria, si presenta al pubblico romano in una veste rinnovata.

Ma se in platea troviamo nuove e più comode poltrone (nei colori identiche a quelle storiche del teatro), sul palco ritroviamo “la Storia”: Rugantino, uno spettacolo che da 60 anni fa la fortuna di questo teatro e la gioia dei romani.

Eh già, tanti sono gli anni passati da quel lontano 1962, quando Nino Manfredi, Aldo Fabrizi e Bice Valori (solo per citare i nomi più noti) mettevano in scena la commedia musicale che più di tutte avrebbe rappresentato di là da venire un inno alla romanità.

Sul palco, oggi, in quegli stessi panni troviamo la splendida e intensa Serena Autieri (Rosetta), il simpatico ma non abbastanza “esplosivo” Michele La Ginestra (Rugantino), la solida e affidabile Edy Angelillo (Eusebia) e infine Massimo Wertmuller nei panni per lui nuovi di Mastro Titta (prova superata ma con qualche aspetto da migliorare sui ritmi comici).

Lo spettacolo in scena al Sistina viene presentato nella sua versione storica originale, con la regia di Pietro Garinei, le musiche del M° Armando Trovajoli e le scene e i costumi originali firmati da Giulio Coltellacci.

Le rivisitazioni storiche dei grandi spettacoli rischiano sempre di tramutarsi in sterili e nostalgiche messe in scena. Ma non è questo il caso: Rugantino è un “quadro” di Roma e della romanità. Nei suoi testi, nelle musiche, nelle scene e nei costumi c’è uno studio e una ricerca tale che lo rendono a tutti gli effetti un’opera d’arte.

In questa situazione il compito degli interpreti, di fatto, è ancor più arduo perché caricato di aspettative e confronti di altissimo livello. Dunque è solo su di loro che si concentra l’intera attenzione e giudizio. Tra il pubblico non di rado scattano commenti di confronto con le versioni precedenti, quasi a dimostrare che Rugantino è dei romani quanto lo è una buona carbonara. Tutti lo conoscono e pensano di sapere come sia giusto farlo!

Per il pubblico i testi, le canzoni, le scene, la regia… tutto è e sarà perfetto così come lo era 60 anni fa (anche se la regia di fatto è quella della versione più nota del 1978 con Montesano e Alida Chelli). Il cast, anche se con un affiatamento da migliorare, ha superato la prova e si appresta a portare avanti le repliche romane senza timore.

Il teatro non è solo sperimentazione e innovazione (linfa vitale e motore della modernità), ma anche recupero e valorizzazione del patrimonio artistico storico: le grandi commedie musicali come le grandi opere liriche vanno riviste, studiate, ri-applaudite. Grazie Sistina.

Emanuele Tibelli

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