“La Tempesta”, l’essenzialità di Shakespeare secondo Valerio Binasco

LA TEMPESTA
di William Shakespeare

Regia di VALERIO BINASCO
Spettacolo della Popular Shakespeare Kompany
con (in o.a.): Alberto Astorri, Valerio Binasco, Fabrizio Contri, Andrea Di Casa, Simone Luglio, Gianmaria Martini, Deniz Ozdogan, Fulvio Pepe, Giampiero Rappa, Sergio Romano, Roberto Turchetta, Ivan Zerbinati

Musiche originali: Arturo Annecchino
Scene: Carlo de Marino
Costumi: Sandra Cardini

In scena fino al 16 marzo al Teatro Vascello di Roma

Voto: 6½ su 10

Una rodata ditta shakespeariana al servizio del testo più psicologicamente sontuoso, onirico ed enigmatico del Bardo, La Tempesta è comunemente considerato il congedo teatrale di William Shakespeare, l’ultima opera pienamente compiuta della sua produzione, nonché banco di prova per autori e registi, da sempre coinvolti in nuovi riadattamenti. La commedia in 5 atti, scritta tra il 1610 e il 1611, che vanta alcune incredibili traduzioni cinematografiche – dal cult fantascientifico Il pianeta proibito (1956) di Fred M. Wilcox, a Tempesta (1982) di Paul Mazursky (e che cast: John Cassavetes, Gena Rowlands, Vittorio Gassman, Susan Sarandon, Raul Julia e Molly Ringwald), fino al visionario L’ultima tempesta (1991), diretto da Peter Greenaway – è il terzo allestimento che la Popular Shakespeare Kompany dedica al drammaturgo di Avon, dopo il fortunatissimo Romeo e Giulietta e Il mercante di Venezia, tuttora in cartellone. A dirigere lo spettacolo, ancora una volta, è Valerio Binasco, anche impegnato nel ruolo del protagonista Prospero, il duca di Milano che, in esilio su una non meglio identificata isola del Mediterraneo, causa una terribile tempesta con le sue arti magiche, dirottando in quel luogo sperduto il galeone con suo fratello Antonio e il re di Napoli Alonso. Con l’ausilio di Ariel, uno spirito dell’aria, Prospero riuscirà a distrarre dai suoi intenti vendicativi lo schiavo deforme Calibano, prigioniero dell’isola, e a spingere sua figlia Miranda tra le braccia del principe Ferdinando di Napoli, creduto disperso dopo il naufragio.

gruppo_Tempesta_regnanti_Cr_PasinoWEBBinasco porta in scena il testo di Shakespeare con un’essenzialità solo in parte apprezzabile: se, da una parte, le parole del Bardo hanno modo di tuonare (letteralmente) in tutta la loro dolorosa contemporaneità, dall’altra la resa spettacolare risulta troppo trattenuta, un peccato che non si addice al vortice emotivo del dramma. Le grandi pareti vermiglie diventano l’unico vero accessorio, insieme a qualche arbusto avvizzito, con cui un’eccellente squadra di attori ha modo di giostrarsi, mentre l’attualizzazione si riduce all’equipaggio in giacca e cravatta (con l’ormai irrinunciabile selfie col telefonino) e allo spiritello anziano in bombetta e t-shirt di Superman. La stessa recitazione, seppur di alto livello, si fa a tratti debordante e isterica, come se l’eccessiva fiducia riservata alla pagina scritta finisse impigliata in una direzione ben intenzionata ad assecondarla ma incapace di reggerne la potenza. Ai nostri occhi rimane una valorosa, volenterosa, detonata rappresentazione shakespeariana.

Giuseppe D’Errico

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