“La governante” e il paradosso della messa in scena

titolo: LA GOVERNANTE
di Vitaliano Brancati
Una produzione Teatro Stabile di Catania
regia: MAURIZIO SCAPARRO
scene e costumi: Santuzza Calì
musiche: Pippo Russo
luci: Franco Buzzanca
con: Pippo Pattavina, Giovanna Di Rauso, Max Malatesta, Marcello Perracchio, Giovanni Guardiano, Valeria Contadino, Veronica Gentili, Chiara Seminara

Voto Ozza: 5 su 10
Voto Tomaselli: 5½ su 10
Voto D’Errico: 4 su 10

Riascoltare a più di sessant’anni dalla sua creazione il bel testo di Brancati, che subì la censura proprio perché andava a sventrare le ipocrisie di uno Stato prima e della borghesia poi, è sempre un piacere. Non lo è altrettanto per la visione di questa messa in scena che, paradossalmente, sembra essere rimasta più indietro degli anni 50’, più arretrata della creazione del testo.images (1) Una scenografia di pesante e ingombrante compensato, insignificante e dal dubbio gusto estetico, quinte disposte in modo posticcio ai limiti del dilettantismo e una regia che non si preoccupa di amalgamare un buon cast, che però presenta origini molto diverse. Se Pattavina è straordinariamente autentico nella sua simpatica e sincera sicilianità, la governante della Di Rauso si crogiola nella sua tecnica Strehleriana in un autocompiacimento che crea freddo distacco fino a farla scivolare spesso in un anacronistico e lirico parlato, bollato fra il pubblico come mero birignao. Buoni invece il personaggio dello scrittore interpretato da Max Malatesta, la simpatica e rustica serva di Valeria Contadino. Alla fine di questo spettacolo ci si domanda che lettura ne abbia voluto fare, negli intenti, Maurizio Scaparro (che aveva firmato, nello stesso cartellone,images (2) l’allestimento precedente, “La coscienza di Zeno” e che presenta in contemporanea un’altra regia al Teatro Argentina con protagonista Massimo Ranieri). Ci si domanda anche a cosa serva, nel 2013, un teatro come questo, un modo di allestire così seduto su se stesso, incapace di comunicare, di condividere con l’uditorio la materia testuale. “La governante”: forse il primo neo della bella stagione del Teatro Quirino.

Andrea Ozza

 

Un testo scandalo di Vitaliano Brancati, ancora fervido nella sua invettiva ai (dis)valori morali borghesi, è il pretesto per una tediosa rappresentazione dove commedia e dramma non trovano mai punti in comune. Una messa in scena squallidamente predisposta al via vai degli attori, affatto elegante e pure un tantino arrangiata, la regia stanca e priva di verve di un Maurizio Scaparro che neppure tenta di scuotere i carboni sotto la cenere di un materiale teatrale che avrebbe potuto offrire mille volte di più, e una protagonista terribilmente manierata, rendono La governante uno spettacolo datato e deludente, che neppure il resto del bel cast, capitanato da Pippo Pattavina, riesce a salvare. La tipica occasione mancata, peccato.

Giuseppe D’Errico

One Response to “La governante” e il paradosso della messa in scena

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