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“Girotondo” di Schnitzler: da ripensare la regia.

GIROTONDO
di Arthur Schnitzler
traduzione di Gianni Guardigli
regia Francesco Branchetti
con: Gaia de Laurentiis, Lorenzo Costa, Giovanni Guardiano, Vincenzo Schirru, Simone Lambertini, Nicola Paduano
danzatrice Federica Ruggero
musiche Pino Cangialosi
scene Alessandra Ricci
costumi Clara Surro
assistente alla regia Ilaria Fioravanti
disegno luci Francesco Branchetti
foto di scena Pierpaolo Redondo
una produzione: Teatro Garage
Dal 4 al 16 Febbraio in scena al Teatro dell’Angelo di Roma

Voto: 3 su 10

L’arte della regia e quella della recitazione, nel teatro classico di prosa, hanno qualcosa in comune: l’analisi della partitura testuale, atta a ricercare un senso dell’opera e a valorizzarne il suo contenuto. Se l’attore, per mestiere, si concentra su una parte del tutto, il proprio ruolo, ovvero l’analisi del personaggio, il regista ha invece il compito più arduo di concertare e disciplinare le varie “letture” dei singoli artisti (scenografi e musicisti compresi) fondendole in un unicum chiaro, armonico, definito. L’allestimento di Girotondo, in scena al Teatro dell’Angelo a Roma fino al 16 febbraio, difetta proprio nella regia, nella ricerca incompiuta di una chiave di interpretazione funzionale alla celebre opera di Arthur Schnitzler.

“La governante” e il paradosso della messa in scena

titolo: LA GOVERNANTE
di Vitaliano Brancati
Una produzione Teatro Stabile di Catania
regia: MAURIZIO SCAPARRO
scene e costumi: Santuzza Calì
musiche: Pippo Russo
luci: Franco Buzzanca
con: Pippo Pattavina, Giovanna Di Rauso, Max Malatesta, Marcello Perracchio, Giovanni Guardiano, Valeria Contadino, Veronica Gentili, Chiara Seminara

Voto Ozza: 5 su 10
Voto Tomaselli: 5½ su 10
Voto D’Errico: 4 su 10

Riascoltare a più di sessant’anni dalla sua creazione il bel testo di Brancati, che subì la censura proprio perché andava a sventrare le ipocrisie di uno Stato prima e della borghesia poi, è sempre un piacere. Non lo è altrettanto per la visione di questa messa in scena che, paradossalmente, sembra essere rimasta più indietro degli anni 50’, più arretrata della creazione del testo.