“Il GGG – Il Grande Gigante Gentile”, un film di Steven Spielberg, la recensione

Il GGG – Il Grande Gigante Gentile (The Big Friendly Giant, GB, 2016) di Steven Spielberg con Mark Rylance, Ruby Barnhill, Rebecca Hall, Penelope Wilton, Jemaine Clement, Rafe Spall, Bill Hader

Sceneggiatura di Melissa Mathison, dal romanzo per l’infanzia “Il GGG” di Roald Dahl (ed. Salani, coll. Istrici d’oro)  

Fantasy, 1h 52’, Medusa, in uscita il 30 dicembre 2016

Voto: 7½ su 10

Era necessario un ritorno al passato per Steven Spielberg, se dopo aver affrontato con successo il thriller spionistico a sfondo storico (Il ponte delle spie), ha sentito l’urgenza di attingere all’inesauribile pozzo favolistico di Roald Dahl per la sua ultima opera, Il GGG – Il Grande Gigante Gentile, tratto dall’omonimo libro per bambini dell’autore britannico de La fabbrica di cioccolato e Le streghe (entrambi già portati più volte sul grande schermo) e scritto per l’ultima volta dalla compianta Melissa Mathison, l’indimenticabile sceneggiatrice di E.T..

ggg_onesheet_teaser_poster_30dicSi tratta di una fiaba dolce e poetica, in cui la piccola orfanella Sophie (Barnhill), dopo essere stata rapita da un gigante dai modi affabili e gentili (Rylance), vivrà un’avventura straordinaria nel regno dei sogni, fino a sconfiggere i giganti cattivi che si nutrono di bambini, con l’aiuto nientemeno che della regina d’Inghilterra. L’aver mantenuto fede allo spirito classico di questo racconto fantastico, però, non ha giovato alla fortuna del film che, purtroppo, si è scontrato con l’aridità del pubblico del ventunesimo secolo. Il risultato è stato un insuccesso commerciale che continua immeritatamente a consumarsi anche nel nostro paese, dove Il GGG non sta avendo distribuzione facile, nonostante l’uscita in pieno clima di festività.

Eppure gli ingredienti tanto cari al regista de Lo squalo e Incontri ravvicinati del III tipo non mancano neppure in questo caso: c’è lo sguardo stupito dell’infanzia verso un mondo sconosciuto, la meraviglia dell’impossibile che diventa realtà, l’emozione dell’avventura, l’ironia più genuina. Forse il cinema di oggi non meritava la cifra poetica di Melissa Mathison, né la dedizione incondizionata al genere di Steven Spielberg, né lo sguardo commovente di Mark Rylance o la simpatia innata della piccola Ruby Barnhill (la miglior scoperta Disney dai tempi di Hayley Mills). E quindi Il GGG resterà a disposizione solo di quei piccoli e grandi sognatori che continuano a custodire gelosamente quel po’ di fanciullezza di spirito che li salverà dal grigiore della contemporaneità.

Giuseppe D’Errico

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