“Before Midnight”, ecco come si sono ridotti Jesse e Celine

Before Midnight (id, Usa, 2013) di Richard Linklater, con Ethan Hawke, Julie Delpy, Jennifer Prior, Charlotte Prior, Seamus  Davey-Fitzpatrick, Xenia  Kalogeropoulou, Walter  Lassally

Sceneggiatura di Richard Linklater, Ethan Hawke, Julie Delpy

Drammatico, 1h 44’, Good Films, in uscita il 31 ottobre 2013

Voto: 5½ su 10

Li avevamo incontrati a Vienna, giovani e pieni di sogni, poco meno di vent’anni fa (Prima dell’alba). Li abbiamo ritrovati a Parigi, nove anni dopo, lui scrittore sposato, lei ambientalista single (Prima del tramonto) . Ritornano adesso finalmente insieme e genitori di due gemelle, vivono in Francia ma lui pensa al figlio di primo letto in America, lei a nuove opportunità lavorative.

before-midnight_cover_uL’avremmo mai detto che Jesse (Hawke) e Celine (Delpy) sarebbero diventati una noiosa coppia di insoddisfatti intellettuali e sputa veleno? Le avvisaglie c’erano tutte, in primis la logorrea sfiancante. Quel che un tempo era libero romanticismo del reale, oggi è diventato un’insistita lite coniugale in cui dar sfogo selvaggio a frustrazioni e repressioni personali. Lei, passiva/aggressiva della peggior razza, sventola gli ideali femministi e la crisi port partum per recriminare la tavoletta del cesso abbassata e le scarse prestazioni sessuali del compagno. D’altro canto, lui maschera una spaventosa immaturità con la ferita ancora aperta del precedente matrimonio. A condire il tutto, una sfida tra la parigina sofisticata e l’americano rozzo.

Tutto ciò si potrebbe anche ben prestare a un racconto sulla nuova coppia contemporanea (“Non siamo negli anni ’50 e mi dispiace se rovino la tua storia di oppressione con la vita vera” è forse la frase che meglio sintetizza tale ambizione), cosa che ha dato modo di far parlare di questo Before Midnight come del capitolo migliore della saga del trio Linklater-Hawke-Delpy. Eppure ci sono dei limiti che pare impossibile non notare: la drammaturgia logora, che costringe i due protagonisti a parlare (spesso e per ovvie ragioni a sproposito) ininterrottamente nell’arco delle 24 ore in cui si esaurisce l’arco temporale del racconto; la poca credibilità dei dialoghi, inutilmente volgari ed esaspera(n)ti e, di conseguenza, la falsità di approccio verso le tematiche affrontate. La bella fotografia, l’affiatamento indubbio dei due interpreti e la regia clinica del tutto restano sospese in un film irritante. Speriamo che Jesse e Celine riescano a trovare una via d’incontro una volta per tutte lontano dagli schermi.

Giuseppe D’Errico

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