“A Beautiful Day – You Were Never Really Here”, un film di Lynne Ramsay, la recensione

A Beautiful Day – You Were Never Really Here (You Were Never Really Here, GB, 2017) di Lynne Ramsay con Joaquin Phoenix, Ekaterina Samsonov, Alessandro Nivola, Alex Manette, John Doman, Judith Roberts

Sceneggiatura di Lynne Ramsay, dal romanzo “Non sei mai stato qui” di Jonathan Ames (ed. Baldini & Castoldi)

Drammatico, 1h 35′, Europictures, in uscita il 1 maggio 2018

Voto: 7 su 10

Penetranti, lancinanti, violente le sequenze scorrono sullo schermo rapidamente, senza concedere tregua. Il battito cardiaco aumenta insieme al senso di profonda angoscia che spinge ad alzarsi ed abbandonare la sala cinematografica anche se, allo stesso tempo, si avverte la necessità di restare e vedere fino in fondo A beautiful day. L’ultima, controversa, pellicola della cineasta Lynne Ramsay farebbe, probabilmente, tentennare anche gli animi più forgiati ed abituati alle immagini crude e implacabili ma, per quanto disturbante, semina un turbamento che non lascia indifferenti.

imagesTratto dal libro You were never really here dell’americano Jonathan Ames, il film affronta il tema drammaticamente importante della pedofilia e della prostituzione minorile, raccontato senza mai scadere nel morboso ma lasciando, invece, che a lavorare sia la nostra intuizione, con conclusioni scioccanti che tranciano il respiro. La sceneggiatura scritta dalla stessa regista, sparpaglia sul tavolo una serie di tessere inquietanti e le mischia, confondendole, in una sorta di indovinello che sarà, poi, lo spettatore a risolvere, costruendo un puzzle che si avrà voglia di disfare immediatamente a causa di quello che rivela. In primo piano, il volto fiero e disincantato di Joaquin Phoenix, emblema di un’umanità desolata e desolante eppure non ancora del tutto sconfitta. Il suo Joe è un ex militare che i continui flashback da cui è tormentato, ci dicono essere vittima di un grave stress post-traumatico. Si definisce un sicario ma, in realtà, mette a repentaglio la sua vita per salvare ragazze giovanissime dalla schiavitù sessuale e nell’affrontare l’ennesima missione, si rende conto che i veri carnefici sono travestiti da agnelli e decide di non voltarsi dall’altra parte, quando comprende a quale terribile destino sia destinata la piccola Nina (Ekaterina Samsonov).

Premiato alla 70 ͣ edizione del Festival di Cannes nelle categorie Miglior Sceneggiatura e Miglior Interpretazione Maschile, A beautiful day unisce il formidabile talento di Phoenix con la singolare regia della Ramsay, che sorprende con alcune scelte tecniche e formali che destrutturano l’usuale manifattura del genere, regalando momenti di toccante poesia come la scena del funerale dell’amata madre del protagonista, quasi una sorta di carezza tra tanta ferocità. Non stride con l’argomento trattato neanche la fotografia di Thomas Townend con i suoi colori accesi e vividi ma freddi, quasi a suggerirci che il male è proprio lì, dove l’apparenza non lo denuncia.

Pur con alcune sfilacciature nella scrittura, il film testimonia, se ancora ce ne fosse bisogno, le capacità interpretative, decisamente fuori dal comune, di Joaquin Phoenix che qui costruisce un personaggio in grado di alternare i propri metodi spietati ed efferati a momenti di disarmante tenerezza. Quasi a voler dire che in questa valle di lacrime sempre più alla deriva, non tutto è ancora perduto.

Lidia Cascavilla

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