“Tutto sua madre”, l’esilarante ricerca di un’identità di genere

Tutto sua madre (Les Garçons et Guillaume, à table!, Francia, 2013) di Guillaume Gallienne, con Guillamume Gallienne, André Marcon, Françoise Fabian, Diane Kruger, Charlie Anson

Soggetto e sceneggiatura di Guillaume Gallienne

Commedia, 1h 25′, Eagle Pictures, in uscita il 23 gennaio 2014

Voto: 7 su 10

Trasposizione cinematografica della fortunatissima (in patria) pièce teatrale Les Garçons et Guillaume, à table! che Guillaume Gallienne ha scritto attingendo dal proprio bagaglio privato, e interpretato sul palco per oltre un decennio, senza mai abbandonare l’idea che fosse materiale perfetto per il cinema. E infatti, la commedia è diventata un film che ha sbancato i botteghini d’oltralpe e che ora fa ingresso in Italia col titolo Tutto sua madre, più sintetico ma non meno inerente dell’originale.

100x14005e234Su un palco teatrale, l’autore e protagonista racconta la sua personale ricerca identitaria unita a una particolarissima educazione sentimentale: figlio diverso dagli altri due fratelli, sportivi e virili, Guillaume cresce nel mito della Madre (lo stesso Gallienne en travesti), algida, serafica e autoritaria, sublime esempio di perfezione femminile ai suoi occhi. Il padre gli è ostile e accetta di mal grado gli atteggiamenti del ragazzo, pescato ad imitare i vezzi della principessa Sissi a palazzo. E se tutti sbagliassero? Se Guillaume fosse diverso da ciò che appare?

Il film è un lungo itinerario di crescita, un percorso interiore destinato a risolvere nella normalità di un finale spiazzante. Soprattutto, Tutto sua madre è una commedia a tratti davvero esilarante, che si fa largo tra i generi senza avere timore di osare. L’eccessiva episodicità del fluire narrativo nuoce al ritmo e all’organicità del racconto, completamente sostenuto dalla memorabile doppia-interpretazione di Gallienne, candide innamorato delle donne ma legato dalle proprie insicurezze e austera Madre castrante, in realtà ben lieta di accogliere le scelte del proprio figlio.

Giuseppe D’Errico 

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