“The Reach – Caccia all’uomo”, Douglas luciferino in un thriller abusato

The Reach – Caccia all’uomo (Beyond the Reach, Usa, 2014) di Jean-Baptiste Léonetti con Michael Douglas, Jeremy Irvine, Hanna Mangan Lawrence

Sceneggiatura di Stephen Susco, dal romanzo “Deathwatch” di Robb White

Thriller, 1h 30′, Notorious Pictures, in uscita il 15 luglio 2015

Voto: 4½ su 10

In piena estate, afflitti dal caldo, tallonati dalle ultime scadenze lavorative, figuriamoci se qualcuno ha voglia di andare al cinema a stancarsi con qualche drammone impegnato. Ben vengano, quindi, thrillerini di totale ripiego, come l’atroce Il ragazzo della porta accanto (con J.Lo stalkerata dal un bamboccio) o questo The Reach del semi-esordiente Léonetti, che valgono quel che valgono ma almeno tengono compagnia nel refrigerio della sala climatizzata.

reach_locCertamente poter godere di intrecci solidi e avvincenti sarebbe il massimo, ma ormai da tempo il genere ha smesso di stupirci. Nella fattispecie, questo western orrorifico gettato nel paesaggio accecante del deserto del Mojave, non ha alcun particolare argomento degno di destare interesse. Blando e abusato il plot, tratto da un datato romanzo di Robb White: un riccone (Douglas) assolda una giovane guida (Irvine) per accompagnarlo in una spedizione di caccia, ma quando uccide un uomo scambiandolo per una preda, ricatta il ragazzo per farlo tacere e lo bracca col suo mostruoso fuoristrada…

A Michael Douglas la faccia da carogna non è mai mancata, ma chissà cosa l’avrà convinto addirittura a produrre questo film che, francamente, brilla solo nella fotografia dell’esperto Russell Carpenter (Titanic). Sceneggiatura accidentata e piena di inverosimiglianze, con un cacciatore dall’occhio di lince che fredda una lontanissima ombra al primo colpo ma non becca mai il bersaglio più importante, che ha il demerito maggiore di chiudere la faccenda con un finale davvero risibile. Trucidume a buon mercato in un duel ben motorizzato (la Mercedes ringrazia), con Douglas che si arrangia a fare l’aguzzino e il povero Irvine armato di fionda (chi ha detto Davide vs Golia?), ignudo e arrosto sotto al solleone.

Giuseppe D’Errico

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