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Venezia76 – Concorso: “Joker”, un film di Todd Phillips, la recensione

Joker (id, Usa, 2019) di Todd Phillips con Joaquin Phoenix, Robert De Niro, Zazie Beetz, Frances Conroy, Shea Whigham, Brett Cullen, Douglas Hodge

Sceneggiatura di Todd Phillips, Scott Silver

Drammatico, 1h 58’, Warner Bros. Entertainment Italia, in sala dal 3 ottobre 2019

Voto: 8 su 10

Se è vero che i personaggi più interessanti di ogni storia sono sempre i cattivi, nell’universo della DC Comics è una chiara certezza. Joker, forse la più famosa delle nemesi di Batman, è il primo fra loro a guadagnarsi un film tutto suo (ignoriamo di proposito il pessimo Catwoman “commesso” da Pitof nel 2004), dopo essere già apparso sul grande schermo varie volte e sempre con celebri attori a interpretarne l’inquietante ghigno sardonico. Quest’atteso stand-alone, lontanissimo dall’iconografia più tradizionale, può fregiarsi di un protagonista a dir poco magistrale come Joaquin Phoenix, che compie uno studio di rara intensità su un villain le cui ragioni non sono mai state davvero approfondite prima d’ora.

Venezia76 – Fuori Concorso: “Seberg”, un film di Benedict Andrews, la recensione

Seberg (id, Usa, 2019) di Benedict Andrews con Kristen Stewart, Jack O’Connell, Margaret Qualley, Zazie Beetz, Yvan Attal, Stephen Root, Colm Meaney, Vince Vaughn, Anthony Mackie, Jade Pettyjohn, Grantham Coleman, James Jordan

Sceneggiatura di Joe Shrapnel, Anna Waterhouse

Biografico, 1h 42’

Voto: 6 su 10

Jean Seberg, la diva triste. Otto Preminger, che nel 1957 la lanciò appena maggiorenne nell’adattamento da George Bernard Shaw Santa Giovanna, per poco non le stroncò la carriera sul nascere, non solo perché rischiò seriamente di bruciarla viva durante le riprese del rogo, ma anche perché in molti accusarono proprio l’acerba Jean di essere stata la causa del fallimento del film. Eppure, quel volto lunare e lo sguardo inquieto seppero farsi manifesto di un disagio che l’attrice americana coltivava interiormente: solo un anno dopo sarà, sempre diretta da Preminger, l’adolescente problematica di Bonjour Tristesse, il celebre melodramma tratto dal romanzo di Françoise Sagan, mentre è del 1960 la consacrazione con À bout de souffle di Jean Luc Godard, che ne fece il volto simbolo della Nouvelle Vague. Presenza scenica sofisticata, una recitazione spontanea, impalpabile, cristallizzata in una filmografia che ne sprecò in gran parte il potenziale, nella sua breve e infelicissima vita (1938 – 1979) la Seberg infilò quattro matrimoni, la perdita di una figlia e decine di tentativi di suicidio; l’ultimo le riuscì: venne ritrovata morta in macchina, dopo più di dieci giorni di latitanza. Lasciò un biglietto tristissimo: “Perdonatemi. Non riesco a vivere più a lungo con i miei nervi”. Aveva 40 anni.