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#arenaestiva: “Chiudi gli occhi – All I See Is You”, un film di Marc Forster, la recensione

Chiudi gli occhi – All I See Is You (All I See Is You, Usa, 2016) di Marc Forster con Blake Lively, Jason Clarke, Danny Huston, Wes Chatham, Kaitlin Orem, Miquel Fernandez, Yvonne Strahovski

Sceneggiatura di Marc Forster e Sean Conway

Drammatico, 1h 49′, Eagle Pictures, in uscita l’11 luglio 2018

Voto: 4 su 10

L’estate è la stagione cinematografica prediletta per mettere in circolazione i proverbiali fondi di magazzino. Chiudi gli occhi – All I See Is You arriva in sala con oltre due anni di ritardo dalla sua tribolata presentazione al Festival di Toronto, nonostante un regista di un certo richiamo come Marc Forster (Neverland, World War Z) e una protagonista femminile come Blake Lively, che ancora aspetta la propria consacrazione nel cinema che conta. Le ragioni di tale triste rinvio estivo sono, purtroppo, ben evidenti in una narrazione asfissiata sotto più fronti, primo fra tutti l’esigenza di dover inserire il film all’interno di un canone di genere, il thriller, che in realtà ha poco o nulla a che spartire con l’assetto da melodramma psicologico che Forster porta avanti, dando libero sfogo ai più deleteri vezzi estetici che già avevano decretato il fallimento del suo ambizioso Stay – Nel labirinto della mente.

“I, Frankenstein”, dimenticate il mito, un fantasy tristemente puerile

I, Frankenstein (id, Usa/Australia, 2014) di Stuart Beattie, con Aaron Eckhart, Bill Nighy, Yvonne Strahovski, Miranda Otto, Jai Courtney

Sceneggiatura di Stuart Beattie, ispirato alla graphic novel di Kevin Grevioux

Fantasy, 1h 32′, Koch Media, in uscita il 23 gennaio 2014

Voto: 2½ su 10

Povera Mary Shelley, quante volte le hanno deturpato il suo romanzo… Non si contano neppure le trasposizioni più o meno da esso tratte, pochissime quelle in grado di rendere giustizia ai sottilissimi compromessi etici e morali e alla straordinaria profondità psicologica di quelle pagine. Questa di Stuart Beattie, già sceneggiatore dei Pirati dei Caraibi, è solo una pretestuosa riattualizzazione del mito, giacché delle gesta di Frankenstein non resta traccia se non nel fulmineo prologo.