#arenaestiva: “Chiudi gli occhi – All I See Is You”, un film di Marc Forster, la recensione

Chiudi gli occhi – All I See Is You (All I See Is You, Usa, 2016) di Marc Forster con Blake Lively, Jason Clarke, Danny Huston, Wes Chatham, Kaitlin Orem, Miquel Fernandez, Yvonne Strahovski

Sceneggiatura di Marc Forster e Sean Conway

Drammatico, 1h 49′, Eagle Pictures, in uscita l’11 luglio 2018

Voto: 4 su 10

L’estate è la stagione cinematografica prediletta per mettere in circolazione i proverbiali fondi di magazzino. Chiudi gli occhi – All I See Is You arriva in sala con oltre due anni di ritardo dalla sua tribolata presentazione al Festival di Toronto, nonostante un regista di un certo richiamo come Marc Forster (Neverland, World War Z) e una protagonista femminile come Blake Lively, che ancora aspetta la propria consacrazione nel cinema che conta. Le ragioni di tale triste rinvio estivo sono, purtroppo, ben evidenti in una narrazione asfissiata sotto più fronti, primo fra tutti l’esigenza di dover inserire il film all’interno di un canone di genere, il thriller, che in realtà ha poco o nulla a che spartire con l’assetto da melodramma psicologico che Forster porta avanti, dando libero sfogo ai più deleteri vezzi estetici che già avevano decretato il fallimento del suo ambizioso Stay – Nel labirinto della mente.

54382Così come Ryan Gosling nel film del 2005, anche Gina (Lively) si porta dietro il trauma infantile di un incidente stradale in cui perse i genitori, oltre che la vista. Completamente dipendente dal marito James (Jason Clarke), vive un’esistenza abitudinaria in cui ogni circostanza quotidiana è filtrata da un flusso onirico di immaginazione, suoni e percezioni liquide, e dove l’unico elemento di inquietudine sembra arrivare da una serie di mancate gravidanze. Dopo essersi sottoposta a un sofisticato intervento chirurgico, Gina riottiene di poter vedere dal solo occhio destro, ma la realtà che si era figurata durante la cecità le appare del tutto differente e la scoperta di una ritrovata autonomia la porterà a mettere in seria discussione la sua persona e il rapporto col consorte.

Il film, sulla base di un banale canovaccio sessual-matrimoniale, vorrebbe tornare a riflettere sull’inevitabile scarto che risiede tra sguardo e conoscenza e su come questa mancanza imponga soluzioni formali che devono necessariamente perseguire la quadruplicità dei sensi. Già autori come Tavernier (La morte in diretta), Greenaway (I misteri del giardino di Compton House) e Wenders (Fino alla fine del mondo) si erano interrogati sull’incontrovertibile inadeguatezza del senso ottico nel rendere con assoluta precisione le varie realtà circostanti e su come la vista sia indissolubilmente legata alla facoltà cognitiva; Forster, però, sembra più interessato a rendere tangibile la questione in una forma estetica soffocante, pretendendo dallo spettatore che guardi alla realtà secondo le soggettive allucinate della protagonista. L’esperienza, più che avveniristica, è assai fastidiosa e getta un alone di artificio sull’intera operazione.

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Ad un certo punto, però, Chiudi gli occhi – All I See Is You si ricorda di dover essere anche un thriller, per cui la sceneggiatura è costretta a disseminare imbarazzanti indizi che puntino a demolire le certezze di Gina sul reale senso di protezione del marito. Più l’occhio della povera Lively si fa vitreo, più la storia sembra non sapere più che pesci prendere, invischiata in un guano di patina erotica, infarcito di dettagli folkloristici delle location spagnole e thailandesi, che sembra fare eco al peggior Zalman King. E il finale è quanto di più puerile e codardo si potesse escogitare. Le ambizioni di Forster e l’interesse per un’indagine di coppia più approfondita hanno lasciato spazio alla noia, per quella che può tranquillamente dirsi un’occasione mancata, con buona pace per la convinzione con cui la Lively porta avanti la sua interpretazione. Provaci ancora Blake.

Giuseppe D’Errico

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