Tag Archives: Dominic West

“The Square”, un film di Ruben Östlund, la recensione

The Square (id, Svezia/Germania/Francia/Danimarca, 2017) di Ruben Östlund con Claes Bang, Elisabeth Moss, Dominic West, Terry Notary, Christopher Laessø, Marina Schiptjenko, Elijandro Edouard, Daniel Hallberg, Martin Sööder

Sceneggiatura di Ruben Östlund

Commedia, 2h 25′, Teodora Film, in uscita il 9 novembre 2017

Voto: 7½ su 10

Non di rado il cinema si è confrontato col concetto di arte intesa in senso museale e sul corto circuito che si crea tra esposizione e nobilitazione agli occhi del pubblico: cosa, oggi, può essere considerata arte e cosa no? La riflessione ha portato alcuni grandi autori a risultati spesso esilaranti (basti pensare a Blake Edwards, Woody Allen e ad alcune loro memorabili gag), come se l’unica arma per fronteggiare il compromesso artistico fosse quella dell’ironia. E infatti è in forma di commedia grottesca che il regista svedese Ruben Östlund racconta la sua personale concezione dello stato dell’arte ai giorni nostri e sulla connotazione sociale che sembra necessariamente dover possedere per non essere tacciata di elitarismo: in quest’ottica, The Square, premiato con la Palma d’Oro a Cannes 2017, è una farsa davvero centrata.

RomaFF11 – Selezione Ufficiale: “Genius”, un film di Michael Grandage

Genius (id, Usa, 2016) di Michael Grandage con Jude Law, Colin Firth, Nicole Kidman, Laura Linney, Guy Pearce, Dominic West, Vanessa Kirby

Sceneggiatura di John Logan

Biografico, 1h 44’, Eagle Pictures, in uscita il 10 novembre 2016

Voto: 7 su 10

Cosa porta uno dei più stimati registi teatrali inglesi a dirigere la sua prima opera per il cinema? Nel caso di Michael Grandage è stata la storia di Thomas Wolfe, autore cult della letteratura americana di metà anni Venti e anticipatore della Beat Generation, e dell’amicizia profondissima che lo ha legato al suo editore Max Perkins, della casa editrice Scribner’s Sons. È Genius, un biopic fortunatamente non agiografico e dall’imperdibile atmosfera d’epoca, che lo sceneggiatore John Logan (Il gladiatore, The Aviator) ha liberamente tratto dalla biografia Max Perkins: Editor of a Genius di Andrew Scott Berg.

“Money Monster”, impianto classico nel buon thriller di denuncia della Foster

Money Monster – L’altra faccia del denaro (Money Monster, Usa, 2016) di Jodie Foster con George Clooney, Julia Roberts, Jack O’Connell, Dominic West, Giancarlo Esposito, Caitriona Balfe, Christopher Denham

Sceneggiatura di Jamie Linden, Alan DiFiore, Jim Kouf

Thriller, 1h 38’, Warner Bros. Pictures Italia, in uscita il 12 maggio 2016

Voto: 7 su 10

Anni fa, ai tempi del discutibilissimo Il buio nell’anima, Jodie Foster venne intervistata dalla televisione italiana e, alla domanda su quale fosse il film che preferiva tra quelli interpretati nella sua splendida carriera, l’attrice rispose senza pensarci troppo Taxi Driver, dove vestiva i panni di una prostituta appena quindicenne, perché, disse, è un film classico. Non Sotto accusa o Il silenzio degli innocenti, che le procurarono ben due premi Oscar, ma Taxi Driver, il capolavoro del 1976 diretto da Martin Scorsese. C’è molto cinema degli anni Settanta anche in Money Monster, sua quarta esperienza registica dopo l’incerto Mr. Beaver (2011), un thriller d’impianto tradizionale sul modello scolpito da Sidney Lumet con opere come Quinto potere e Quel pomeriggio di un giorno da cani.

“Pride”, lotta e solidarietà in una commedia per una buona causa

Pride (id, GB, 2014) di Matthew Warchus con Ben Schnetzer, Bill Nighy, Imelda Staunton, Dominic West, Paddy Considine, George MacKay, Jessica Gunning, Andrew Scott, Joseph Gilgun, Chris Overton, Faye Marsay, Freddie Fox

Sceneggiatura di Stephen Beresford

Commedia, 2h, Teodora, in uscita l’11 dicembre 2014

Voto: 7 su 10

Non c’è dubbio che Pride, dell’acclamatissimo regista teatrale britannico Matthew Warchus (già al cinema col noir tratto da Sam Shepard Inganni pericolosi, con Jeff Bridges e Sharon Stone), sia un film che ha dalla sua una storia vera poco nota e di straordinaria empatia, una sceneggiatura scritta a meraviglia e un esercito di attori di irrefrenabile bravura. Allo stesso tempo, è altrettanto lampante la ricerca ossessiva di costruire una commedia in grado di centrare quanto più possibile i gusti del più vasto pubblico possibile. Ben inteso, è cinema inglese, sa unire impegno e sollazzo, lacrime e risate, senza mai scadere nella farsa triviale, ma non sa evitare toni edificanti e qualche trionfalismo di straforo.