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“Il caso Spotlight”, cinema d’inchiesta esemplare su un tema scomodo

Il caso Spotlight (Spotlight, Usa, 2015) di Thomas McCarthy con Michael Keaton, Mark Ruffalo, Rachel McAdams, Stanley Tucci, Liev Schreiber, John Slattery, Brian d’Arcy James, Jamey Sheridan, Billy Crudup

Sceneggiatura di Josh Singer, Thomas McCarthy

Drammatico, 2h 08′, BiM, in uscita il 18 febbraio 2016

Voto: 7½ su 10

Il cinema americano ci ha da sempre abituato a solidi film d’inchiesta giornalistica, spesso realizzando degli autentici capolavori del genere. Nel novero della migliore tradizione rientra questo osannato film di Thomas McCarthy (L’ospite inatteso), che ripercorre il tristemente celebre scandalo dei preti pedofili, protetti dall’apparato ecclesiastico locale, portato alla luce nel 2002 da un team di reporter del Boston Globe, denominato Spotlight. Consapevoli che perseguire la Chiesa cattolica avrebbe comportato serie conseguenze al giornale, il gruppo decide comunque di indagare su un caso isolato di abuso, fino a che l’indagine si allarga naturalmente e spaventosamente su scala internazionale.

“Remember”, una speculazione mal celata sul tema del ricordo

Remember (id, Canada, 2015) di Atom Egoyan con Christopher Plummer, Martin Landau, Dean Norris, Bruno Ganz, Jurgen Prochnow, Henry Czerny, Sofia Wells

Sceneggiatura di Benjamin August

Drammatico, 1h 35′, BiM, in uscita il 4 febbraio 2016

Voto: 5 su 10

Da tempo Atom Egoyan ha smesso di stupire come faceva ai tempi dei bellissimi Exotica, Il viaggio di Felicia e Il dolce domani. Il regista armeno, da sempre ossessionato dal dramma del singolo all’interno di una grande tragedia, non rinuncia a riportare sullo schermo, con il suo ultimo Remember (già in concorso a Venezia72), un canovaccio narrativo decisamente abusato: un anziano ebreo scampato ai lager nazisti (Plummer) vuole ritrovare il suo aguzzino di Auschwitz che si è rifatto una vita, sotto falso nome, negli Stati Uniti; nonostante le continue amnesie, compirà un viaggio nella provincia americana pur di portare a termine il suo intento.

“Life”, una fotografia di James Dean in un film bello e senz’anima

Life (id, Usa, 2015) di Anton Corbijn con Dane Dehaan, Robert Pattinson, Alessandra Mastronardi, Ben Kingsley, Joel Edgerton, Stella Schnabel, Kelly McCreary

Sceneggiatura di Luke Davies

Biografico, 1h 51′, BiM, in uscita l’8 ottobre 2015

Voto: 6 su 10

Nel 1955, la rivista americana Life pubblica un servizio fotografico destinato a segnare un’epoca: i ritratti realizzati dall’allora ventiseienne Dennis Stock, sotto incarico per l’agenzia Magnum, per James Dean, astro nascente del mondo del cinema, colto nel periodo antecedente l’uscita del film La valle dell’Eden e in procinto di interpretare Gioventù bruciata. Insieme affrontano un viaggio verso l’Indiana, per immortalare l’attore nel suo ameno nido familiare. Saranno per entrambi giorni cruciali: per Stock, già segnato da un matrimonio fallito e dalla sfiducia dell’ambiente lavorativo, che vede in quel ragazzo evasivo e malinconico l’opportunità di lancio della propria carriera e di quella di un possibile divo, e per Dean, insofferente alle regole dello star system e alla ricerca delle proprie origini più intime. L’immagine dell’attore stretto nel cappotto in una mattinata uggiosa a Times Square, incurante della pioggia e con la sigaretta in bocca, è solo lo scatto più celebre e iconico di un set fotografico irripetibile, che più di ogni altro ha svelato l’essenza di James Dean, ribelle senza causa, destinato a morire in un tragico incidente stradale solo sette mesi più tardi.

“Foxcatcher”, ritratto-incubo dei corpi americani di Bennett Miller

Foxcatcher – Una storia americana (Foxcatcher, Usa, 2014) di Bennett Miller con Channing Tatum, Steve Carell, Mark Ruffalo, Vanessa Redgrave, Sienna Miller, Anthony Michael Hall, Guy Boyd

Sceneggiatura di Bennett Miller, Dan Futtermann, E. Max Frye

Drammatico, 2h 15′, BiM Distribuzione, in uscita il 12 marzo 2015

Voto: 8 su 10

Meritava una segnalazione questo terzo film di Bennett Miller, autore non certo prolifico che, come nei precedenti Truman Capote – A sangue freddo e L’arte di vincere, ama riportare all’interesse comune vicende di cronaca per indagare ad ampio spettro l’animo umano e i suoi chiaroscuri più nascosti. Foxcatcher è forse il suo miglior risultato artistico, cosa accertata anche all’ultimo Festival di Cannes, dove il film è stato premiato per la miglior regia. Stile controllatissimo e ultraclassico, a fronte di una scrittura di ferro e interpretazioni magistrali, per un nuovo ritratto-incubo di corpi americani che sognano orizzonti di gloria.

“Due giorni, una notte”, il cinema del rigore dei fratelli Dardenne

Due giorni, una notte (Deux jours, une nuit, Belgio, 2014) di Jean-Pierre Dardenne e Luc Dardenne con Marion Cotillard, Fabrizio Rongione, Olivier Gourmet, Baptiste Sornin

Sceneggiatura di Jean-Pierre e Luc Dardenne

Drammatico, 1h 35′, BiM Distribuzione, in uscita il 13 novembre 2014

Voto: 7 su 10

Quello dei fratelli Dardenne è cinema che non lascia mai indifferenti. I due cantori della cruda realtà, ancora una volta, ci tuffano in una storia tristemente attuale e di lacerante ordinarietà. Col rigore assoluto che li ha sempre contraddistinti, in Due Giorni, una notte raccontano il calvario di Sandra (Cotillard), operaia in una fabbrica di pannelli solari che, dopo essersi assentata dal lavoro a causa di una brutta depressione, si ritrova con il posto a rischio licenziamento. Il capo del personale, infatti, ha indetto una votazione tra gli altri dipendenti: se la donna manterrà il lavoro, tutti dovranno rinunciare a un bonus economico di mille euro. Sandra si ritrova, così, a dover peregrinare di casa in casa per cercare di dissuadere i colleghi dall’accettare i soldi e consentirle di restare in ditta: avrà a disposizione un fine settimana, il tempo del titolo.

“Under the Skin”, l’aliena Scarlett in un film di grande stile e poco altro

Under the Skin (id, GB/ Usa, 2013) di Jonathan Glazer con Scarlett Johansson, Paul Brannigan, Jeremy McWilliams, Lynsey Taylor MacKey, Dougie McConnell, Jessica Mance

Sceneggiatura di Jonathan Glazer e Walter Campbell, dal romanzo “Sotto la pelle” di Michael Faber (ed. Einaudi)

Fantascienza, 1h 47′, BiM Distribuzione, in uscita il 25 agosto 2014

Voto: 6 su 10

Difficile immaginare, per chi non fosse stato presente, l’accoglienza riservata al film Under the Skin alla passata edizione della Mostra del Cinema di Venezia, dove concorreva nella competizione principale. Regista e interprete sono stati subissati di fischi come raramente accaduto al Festival, con la povera Johansson colta da pianto alla fuga dalla Sala Grande. Sull’opportunità o meno dei fischi in un concorso d’arte si potrebbe discutere a lungo, fatto sta che l’opera di Jonathan Glazer, assente dal lido dal 2004, anno dell’altrettanto infausto Birth – Io sono Sean, era uno dei pochi esemplari realmente “da festival” al netto di una concorrenza assai povera.

“Tracks – Attraverso il deserto”, Wasikowska via dalla pazza folla

Tracks – Attraverso il deserto (Tracks, Australia, 2013) di John Curran con Mia Wasikowska, Adam Driver, Emma Booth, Rolley Mintuma, Rainer Bock, Robert Coleby, Lily Pearl

Sceneggiatura di Marion Nelson, ispirato alle fotografie di Rick Smolan e basato sul romanzo autobiografico “Tracce” di Robyn Davidson (ed. Rizzoli)

Avventura, 1h 55′, BiM Distribuzione, in uscita il 30 aprile 2014

Voto: 8 su 10

Ci sono viaggi che possono raccontare una vita. Nel 1977, da Alice Spring, la giovane Robyn Davidson si avventurò nel deserto australiano in compagnia del suo cane Diggity e di quattro cammelli, fino alla costa opposta bagnata dall’Oceano Indiano: 2700 chilometri per nove mesi di cammino in solitaria. A documentare il viaggio ci sono le fotografie di Rick Smolan del National Geographic, la testata che finanziò l’impresa, e il libro autobiografico che la Davidson scrisse qualche anno più tardi e dal quale Tracks – Attraverso il deserto è tratto.

“Father and Son”, Hirokazu Koreeda riflette (troppo) sull’essere padre

Father and Son (Soshite chichi ni naru, Giappone, 2013) di Hirokazu Koreeda con Masaharu Fukuyama, Machiko Ono, Yoko Maki, Lily Franky, Jun Kunimura, Shogen Hwang, Keita Ninomiya, Isao Natsuyagi

Sceneggiatura di Hirokazu Koreeda

Drammatico, 2h, BiM Distribuzione, in uscita il 3 aprile 2014

Voto: 6 su 10

Ennesima variazione su un tema – lo scambio di culle – vecchio come l’alba del cinema, Father and Son è stato uno dei titoli più applauditi alla passata edizione del Festival di Cannes, dove ha vinto un commosso Premio della Giuria. Prima di scadere del tutto in una volgare critica di superficie (sarà un film datato?), è bene tenere conto della considerevole distanza tra la cultura occidentale e quella asiatica per meglio riuscire ad approcciare con personaggi tanto rigidi e con una storia dagli sviluppi sempre più difficili da accettare.

“Lei – Her”, divertente e toccante, la natura troppo umana di un amore artificiale

Lei – Her (Her, Usa, 2013) di Spike Jonze, con Joaquin Phoenix, Scarlett Johansson, Amy Adams, Rooney Mara, Olivia Wilde, Chris Pratt, Portia Doubleday, Sam Jaeger

Sceneggiatura di Spike Jonze

Commedia, 1h 49′, BiM Distribuzione, in uscita il 13 marzo 2014

Voto: 10 su 10

VIII Festival Internazionale del Film di Roma – In Concorso

Una storia d’amore di Spike Jonze. Qualcuno ricorderà uno sciocco film del 1984 diretto da Steve Barron, Electric Dreams, in cui un architetto impacciato, per corteggiare una bella violoncellista, si affida ai suggerimenti del suo computer, cui un collasso tecnico ha donato sentimenti umani: l’apparecchio è un fine dicitore, esperto musicista e anche assai geloso. O ancora, quello sfortunato esperimento meta-cyber-cinematografico firmato da Andrew Niccoll, S1m0ne, in cui il regista Al Pacino crea l’attrice perfetta con un software. Her, l’ultimo film dall’autore di Essere John Malckovich, presentato in concorso al Festival di Roma e già premiato con l’Oscar alla miglior sceneggiatura originale, li riporta alla mente ma li sovrasta immediatamente, con un carico di riflessioni profondissime che uniscono la poesia all’incanto.

“12 anni schiavo”, l’estetica non incontra l’etica, la schiavitù paga

12 anni schiavo (12 Years a Slave, Usa, 2013) di Steve McQueen, con Chiwetel Ejiofor, Michael Fassbender, Lupita Nyong’o, Sarah Paulson, Benedict Cumberbatch, Paul Dano, Garrett Dillahunt, Alfree Woodard, Paul Giamatti, Brad Pitt, Scott McNairy, Adepero Oduye, Michael K. Williams

Sceneggiatura di John Ridley, dall’autobiografia “Twelve years a slave. Narrative of Solomon Northup, a citizen of New-York, kidnapped in Washington city in 1841, and rescued in 1853, from a cotton plantation near the Red River in Louisiana” di Solomon Northup

Drammatico, 2h 15′, BiM Distribuzione, in uscita il 20 febbraio 2014

Voto D’Errico: 7 su 10
Voto Ozza: 6 su 10

Il film di cui tutti parlano ma che in pochi hanno messo in discussione. La critica americana è andata in visibilio (9 le candidature agli imminenti Oscar e innumerevoli i premi già vinti) per quest’ennesimo mea culpa sullo schiavismo in terra yankee di metà Ottocento, preferendolo (non ci voleva poi molto) all’analogo The Butler di Lee Daniels. Alla regia l’enfant prodige Steve McQueen, inglese con un passato di artista e reduce dalla reclusione mistica di Hunger (2008) e dai gorghi della dipendenza sessuale di Shame (2011), due film scomodi e acclamati in tutto il mondo.