“Il padre dello sposo”, ottimi interpreti in una commedia grossolana

IL PADRE DELLO SPOSO
di Gianluca Tocci
regia di Gianni Corsi
con Massimo Bonetti, Angela Di Sante, Gianluca Tocci
In scena al Teatro de’ Servi di Roma fino al 20 aprile

Voto: 5 su 10

Giuseppe e Camilla sono due giovani fidanzati che dopo sette anni passati insieme hanno deciso di sposarsi. Il giorno prima delle nozze in casa di Cesare, il padre dello sposo, i preparativi fervono quando inaspettatamente Camilla irrompe per annunciare che non ha più alcuna intenzione di sposarsi. La ragazza, infatti, ha scoperto che il fidanzato, che sapeva essere uno stimato fotografo freelance, è in realtà un porno attore molto attivo. locandina-De-Servi-IL-PADRE-DELLO-SPOSO1A farla infuriare non sono tanto le bugie dell’amato quanto piuttosto l’impegno che il compagno dimostra sul set e che invece lesina tra le lenzuola domestiche. Nello sconvolgimento generale, Cesare si preoccupa soprattutto dei mancati affari che l’annullamento del matrimonio potrebbe comportare. Il padre di Camilla è infatti un noto costruttore della capitale, i cui affari vanno a gonfie vele, al contrario della ditta edile di Cesare che naviga in cattive acque. Sarà quindi lui per primo a cercare di riparare la situazione, senza riuscirci, più per amore degli affari che del figlio. Camilla deciderà comunque di sposare Giuseppe, a patto però che lui le faccia provare le stesse intense emozioni che ha visto recitare nei film in cui lui è protagonista. Il lieto fine è evidentemente dietro l’angolo e con lui la prevista “sorpresa” finale.

Lasciando da parte la grossolanità della vicenda stessa su cui il meccanismo comico fa perno, il grande difetto di questa commedia è sicuramente l’approssimazione. Personaggi e situazioni sono a malapena marcati, non vi è spessore né tantomeno profondità, ma questi probabilmente non sono esattamente le priorità dell’autore. La risata, invece, quella sì che è data come urgenza prima dello spettacolo, ma purtroppo non è per nulla garantita. Il voler far ridere ad ogni costo, infatti, può portare a forzature esasperate che innervosiscono invece che divertire. Troppo spesso durante lo spettacolo i tempi e i dialoghi comici mancano, data anche la scarsità del materiale drammaturgico da cui attingere, e al loro posto si opta per le più immediate parolacce. Il pubblico ride il più delle volte per le brutture e le cadute di stile, o nel migliore dei casi per gag trascinate fino all’esasperazione, come ad esempio quella dei dialoghi di Cesare con la defunta moglie Bradamante (nome che forse vuole risultare simpaticamente grottesco e purtroppo ci riesce). Un vero peccato vista la bravura degli attori e l’evidente padronanza della scena, entrambe stroncate da un testo povero e, in troppi momenti, mal congegnato.

Marianovella Bucelli

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