“Non buttiamoci giù”, da Hornby una commedia suicida dai toni rassicuranti

Non buttiamoci giù (A Long Way Down, GB, 2014) di Pascal Chaumeil, con Pierce Brosnan, Imogen Poots, Aaron Paul, Toni Collette, Sam Neill, Rosamund Pike, Tuppence Middleton

Sceneggiatura di Jack Thorne

Commedia, 1h 36′, Notorious Pictures, in uscita il 20 marzo 2013

Voto: 5 su 10

Ultimo di una lunga serie di trasposizioni cinematografiche dai romanzi dello scrittore britannico Nick Hornby, nella quale si annoverano successi come Febbre a 90°, Alta fedeltà e About a Boy, e disastri inverecondi come il nostrano È nata una star di Lucio Pellegrini, Non buttiamoci giù è il ritardatario adattamento di uno splendido volume scritto dall’autore nel 2005. Alla regia il francese Pascal Chaumeil de Il truffacuori, in sceneggiatura una delle firme storiche del seriel Skins, Jack Thorne, e con un bel cast low profile ad assicurare il giusto richiamo (con la neo coppia Imogen Poots-Aaron Paul): il fallimento del progetto, imputabile a tutti, è direttamente proporzionale alla contraddizione di un film che vorrebbe parlare di suicidio con toni smaccatamente rassicuranti.

NonButtiamociGiu_poster_italianoQuattro estranei si ritrovano per caso sul tetto di un grattacielo di Londra, nella notte di San Silvestro, con l’intento comune di togliersi la vita buttandosi di sotto. C’è un ex divo della tv (Brosnan) caduto in disgrazia dopo uno scandalo sessuale, la figlia problematica (Poots) di un politico (Neill), una donna triste (Collette) con figlio tetraplegico a casa, un musicista (Paul) riciclatosi come pizzaboy. Insieme si faranno forza e sposteranno l’infausta prerogativa al prossimo San Valentino. Nel frattempo si conoscono, vanno a Tenerife e cercano di ritrovare la voglia di vivere.

Quella che nella pagina scritta era una speciale riflessione sull’accettazione e la scelta in chiave affettuosamente ironica, sul grande schermo diventa un’assurda commediola drammatica ad encefalogramma psicologico piatto, talmente preoccupata di non turbare lo spettatore pagante col tema trattato da svuotarlo di ogni profondità. Conclusione: i personaggi parlano e agiscono in maniera ridicola, le situazioni comiche sono forzate e, dato l’assunto, quelle serie stridono e perdono di forza, le carinerie si sprecano e l’inno alla vita finale ha un ché di demoralizzante. Arduo restituire i punti di vista differenti dei protagonisti di Hornby, peggio ancora ritrovarne il senso in questa farsa debole e tristanzuola, che almeno può contare su un comparto tecnico non disprezzabile e sull’interpretazione salvifica di Toni Collette, unica nota di verità in tanta stucchevole finzione.

Giuseppe D’Errico

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