
Molière in bicicletta (Alceste à bicyclette, Francia, 2013) di Philippe Le Guay, con Fabrice Luchini, Lambert Wilson, Maya Sansa, Laurie Bordesoules
Sceneggiatura di Philippe Le Guay e Fabrice Luchini
Commedia, 1h 44′, Teodora, in uscita il 12 dicembre 2013
Voto: 6 su 10
Forse ha il difetto di arrivare in sala nel momento sbagliato, o meglio, dopo tante altre impeccabili commedie d’oltralpe. E probabilmente pagherà uno scotto immeritato. Però la saccenza di questo tipo di scrittura ha francamente raggiunto il limite, copioni grondanti intellettualismi e finissima psicologia comportamentale al servizio di prove d’attori che invocano applausi a scena aperta. Per carità, Molière in bicicletta non è nel modo più assoluto un brutto film, regia (meno) e sceneggiatura (molto di più) viaggiano a pieno regime nel portare in scena l’ennesimo gioco di specchi tra palco e realtà, con l’aggravante del Misantropo da preparare e recitare senza esclusione di colpi bassi da due attori straordinari nella vita e terribilmente complessati sullo schermo, uno (Luchini) ritiratosi in campagna a fare l’eremita, l’altro (Wilson) stretto negli abiti medici della televisione e anelante alla gloria, entrambi ammaliati da una bella italiana nevrotica e in via di divorzio (Maya Sansa). Ovvi scambi di ruoli e prospettive a parte, compreso un duello sull’arte dell’interpretazione che aspira agli abissi diabolici di Eva contro Eva, il film di Le Guay (Le donne del 6° piano) è brillante e compiaciuto come ci si aspetterebbe da un immodesto primo della classe da tutti lodato, che offre preziosi spunti di riflessione ma anche tanta, troppa supponenza. Tra il serio e il faceto, un opera più superflua di quanto sembri.
Giuseppe D’Errico
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