“La pazza della porta accanto” di Claudio Fava, uno spettacolo di Alessandro Gassman

LA PAZZA DELLA PORTA ACCANTO
di Claudio Fava

con Anna Foglietta, Angelo Tosto, Alessandra Costanzo, Sabrina Knaflitz, Liborio Natali, Olga Rossi, Cecilia Di Giuli, Stefania Ugomari Di Blas, Giorgia Boscarino, Gaia Lo Vecchio

spazio scenico Alessandro Gassmann
con la collaborazione di Alessandro Chiti
costumi Mariano Tufano
musiche originali Pivio & Aldo De Scalzi
disegno luci Marco Palmieri
videografie Marco Schiavoni

uno spettacolo di Alessandro Gassmann
Produzione Teatro Stabile di Catania e Teatro Stabile dell’Umbria

In scena al Teatro Eliseo di Roma fino a domenica 11 dicembre 2016

Voto: 6½ su 10

La pazza della porta accanto è il titolo di un prezioso testo in prosa di Alda Merini, pubblicato da Bompiani nel 1995, a cui la poetessa e scrittrice milanese aveva affidato pensieri sparsi, massime, annotazioni, liriche, riflessioni, racconti, dividendo il materiale in quattro sezioni ben precise (“L’amore”, “Il sequestro”, “La famiglia”, “Il dolore”). Da questo libro Claudio Fava prende in prestito il nome per questo suo intenso atto unico, diretto per il palcoscenico da Alessandro Gassmann e interpretato da una splendida Anna Foglietta, vincitrice del premio Le Maschere del Teatro 2016 per questo ruolo.

L’attrice si cala anima e corpo nei panni sottili della Merini, colta nel periodo in cui venne reclusa dal marito in un ospedale psichiatrico a 36 anni: tra le mura del Paolo Pini, l’autrice di Superba è la notte dovette subire trattamenti di elettroshock, bagni di acqua ghiacciata e ogni altro tipo di crudeltà, fino all’avvento della riforma Basaglia del 1978. In quel luogo, la Merini strinse un rapporto di sorellanza con le altre detenute, si innamorò di un paziente, restò incinta, ma il bambino nato le venne strappato via. L’unica persona a dimostrarle un minimo di comprensione fu uno psichiatra che, se pure non riuscì a guarirla, certamente poté guidarla verso un’accettazione più serena di quell’esistenza. Per dirla con le sue parole, « Ho la sensazione di durare troppo, di non riuscire a spegnermi: come tutti i vecchi le mie radici stentano a mollare la terra. Ma del resto dico spesso a tutti che quella croce senza giustizia che è stato il mio manicomio non ha fatto che rivelarmi la grande potenza della vita. »

Lo spettacolo di Alessandro Gassmann, pur ben fatto, non brilla per particolari qualità, ma ha l’indubbio merito di non perdersi in inutili lungaggini. Se il testo è ossequioso della realtà storica senza rinunciare all’emozione del dramma, la regia sa valorizzare una vicenda biografica forse scontata scavando nel terreno della denuncia sociale. I movimenti puliti e diretti, i cambi di scena azzeccati (due muri si spostano continuamente, creando sempre un nuovo set) e l’alto livello recitativo fanno de La pazza della porta accanto un allestimento probabilmente privo di novità ma anche di grande dignità artistica, che ha meritato l’entusiasmo del pubblico durante la prima romana.

Giuseppe D’Errico

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