“La casa”, sangue a volontà ma Sam Raimi era un’altra cosa

La casa (Evil Dead, Usa, 2013) di Fede Alvarez con Jane Levy, Shiloh Fernandez, Lou Taylor Pucci, Jessica Lucas, Elizabeth Blackmore

Sceneggiatura di Fede Alvarez e Rodolfo Sayagues, da un soggetto originale di Sam Raimi, alla base del film omonimo del 1981

Horror, 1h 29’, Warner Bros Italia, in uscita il 9 maggio 2013

Voto: 6½ su 10

Tanto per ribadire ancora una volta che le idee, a Hollywood, sono finite da un pezzo, arriva in sala il rifacimento up to date di un classico assoluto dell’horror, La casa di Sam Raimi. L’uruguaiano Alvarez tende a strafare più del dovuto, soprattutto in sede di scrittura, ma tutto sommato confeziona uno splatterone adeguato alla media dei nuovi fruitori del genere.

la_casa_2013L’assunto di base resta: cinque incauti giovani, isolati in un cottage fatiscente, cercano di salvare la pelle dopo aver risvegliato gli spiriti infernali con una formula trovata in un libro rilegato in pelle umana, che nessuna persona sana di mente avrebbe mai aperto.

Ci si fosse limitati a questo, il film ne avrebbe giovato; invece la sceneggiatura inserisce ex novo cause e spiegazioni piuttosto inerti, quasi a voler rimpolpare un soggetto che faceva proprio dell’assoluta essenzialità uno dei suoi punti di forza.

Ecco, quindi, che i ragazzetti raggiungono la stamberga non per spassarsela un po’, ma per aiutare l’amica Mia (Jane Levy) a disintossicarsi, che il famigerato Necronomicon conosce in anticipo le morti degli ignari pivelli, che l’eroe non è il ‘camiciato’ David (Shiloh Fernandez) ma proprio la sua fragile sorellina Mia.

la casaAmbizioni mal riposte? Francamente non sembra, anche perché l’interesse primario è lampante: una violenza visiva come non se ne vedeva da tempo, che fa a meno dei trucchi in CGI in onore di un realismo dell’effetto in grado di imbastire un festival di carne e sangue senza limiti.

Molto divertente, specie nella seconda parte, quando ormai i freni dell’emoglobina sono del tutto persi, ma lungi dallo spaventare chicchessia: l’ansia claustrofobica, il soffocamento e la paura notturna dell’originale sono irrimediabilmente perduti.

Giuseppe D’Errico

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