“Il cecchino”, polar tarocco, Michele Placido è Made in Italy

Il cecchino (Le guetteur, Francia/Italia, 2012) di Michele Placido, con Matthieu Kassovitz, Daniel Auteuil, Luca Argentero, Olivier Gourmet, Francio Renaud, Violante Placido, Nicolas Briançon, Jérôme  Pouly, Michele Placido, Fanny Ardant, Ben Badra

Sceneggiatura di Cédric Melon e Denis Brusseaux

Poliziesco, 1h 27’, 01 Distribution, in uscita il 1° maggio 2013

Voto: 4½ su 10

Non vedeva l’ora, Michele Placido, di lasciare la patria ingrata e oltrepassare i confini nazionali; lo fa con questo polar ad alto budget (14 milioni di euro!) ma su commissione, girato tra strade e sobborghi campestri parigini, per rivendicare la palma di un cinema di genere difeso e promosso, negli ultimi anni, con ogni mezzo. L’onore per gli intenti, però, non va a braccetto con un film, in verità, assai fasullo.

Il_cecchino_poster_italianoVi si narrano, non senza fatica, le traversie di un capitano di polizia (Auteuil) alla disperata ricerca del cecchino (Kassovitz) che gli ha impedito la cattura di una pericolosa banda di rapinatori. Lo prende ma se lo lascia scappare, e nel frattempo fioccano tradimenti e omicidi a causa di un bottino che fa gola a molti. Ad abundantia, anche la guerra in Afganistan e un figlio morto da vendicare.

Tira aria da compitino nel Cecchino, a cominciare dalla fotografia satura di tonalità bluastre; Placido si dimostra, ancora una volta, un mestierante di pregio nelle sequenze d’azione, ma, così come in precedenza, non riesce ad amalgamare un materiale narrativo di partenza sovraccarico e pedante, che si risolve in un film dalle tante e nessuna identità.

Omaggio al polar francese, certo, ma con occhio ben aperto al romanzo criminale di attori belli e (poco) dannati, al thriller efferato con maniaco, alla denuncia politica all’acqua di rose, al caper e all’heist movie, a Melville e al più recente Marchal.

Il risultato è un pasticcio privo di ogni interesse, inutilmente serioso e terribilmente confuso, popolato da figurine ingrugnite cui neppure il cast altisonante riesce a infondere spessore.

Brutta sceneggiatura, non c’è che dire, ma anche il nostro Michele che vuol fare il transalpino quando è un Made in Italy…

Giuseppe D’Errico

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