“Frost/Nixon”: eccellente rappresentazione di un testo senz’anima.

FROST/NIXON
di Peter Morgan
traduzione di Lucio De Capitani
uno spettacolo di Ferdinando Bruni e Elio De Capitani
con Ferdinando Bruni, Elio De Capitani, Luca Toracca, Nicola Stravalaci, Alejandro Bruni Ocaña, Andrea Germani, Matteo de Mojana, Claudia Coli
luci di Nando Frigerio
suono di Giuseppe Marzoli
una co-produzione Teatro dell’Elfo e Teatro Stabile dell’Umbria
con il contributo di Fondazione Cariplo
durata dello spettacolo 1h e 50, senza intervallo
In replica fino al 30 maggio 2014 al Teatro Argentina di Roma

Voto: 8 su 10

Meraviglioso, come tutti i lavori che distinguono la Compagnia dell’Elfo, per qualità e proposte, nel nostro panorama Italiano. Recitazione impeccabile, ritmo scorrevole, disegno luci e suono che non hanno nulla da invidiare alla magia del cinema. Elio De Capitani e Ferdinando Bruni esprimono la propria arte con una cura quasi maniacale dei dettagli, per la gioia di un pubblico che ritrova, nel Teatro così ben fatto, il piacere di ascoltare belle storie e di godersele senza annoiarsi. Eppure, in questo “Frost/Nixon”, una pecca c’è e non è imputabile alla compagnia che lo inscena: il frostnixon2testo di Peter Morgan, che valorizza un passo della storia politica e della storia della televisione americana, risulta essere eccessivamente freddo, poco emozionante e quindi, poco coinvolgente. Per quasi due ore di spettacolo si assiste, più che a un racconto, a un resoconto sui fatti, ovvero al dietro le quinte di quelle famose interviste/scoop che il presentatore televisivo David Frost, nel 1977, riuscì ad ottenere con l’ex Presidente americano Richard Nixon, e che lo costrinsero ad una scioccante e inaspettata confessione al grande pubblico. Crogiolandosi interamente sulla potenza dell’inchiesta, l’autore si dimentica di definire i suoi personaggi, di presentarli cioè al pubblico con un’anima e una profondità tali da far scattare quell’identificazione necessaria e immancabile per permettere alla narrazione di risolversi in emozione ed implodere di significati. Il vuoto glaciale che lascia questa scrittura frost-nixon3eccessivamente asciutta, al limite dell’arido, e che, volendo, si può riscontrare anche nell’omonimo film, porta lo spettatore a prendere una distanza abissale con il conflitto, motore pulsante di ogni dramma, e ad accontentarsi principalmente delle nozioni, più che del significato della storia. Del resto, uno dei più grandi esperti di tecniche della narrazione, Robert Mckee, continua a ribadire un concetto semplice e universale: è il significato che crea l’emozione. E per creare quel significato ci vuole molto, molto, molto duro lavoro, soprattutto sulla spina dorsale dei personaggi (i loro pregi e difetti, i loro conflitti interiori ed esteriori, che li rendono squisitamente umani e tridimensionali). Consigliamo ugualmente di vedere questo allestimento, se non altro per apprezzare tutti gli artisti di questa compagnia e applaudirli nella loro dedizione e bravura.

Andrea Ozza

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