“Fratelli unici”, un modo di fare cinema che non ha senso

Fratelli unici (Italia, 2014) di Alessio Maria Federici con Luca Argentero, Raoul Bova, Miriam Leone, Carolina Crescentini, Sergio Assisi, Michela Andreozzi, Eleonora Gaggero

Sceneggiatura di Luca Miniero e Elena Bucaccio

Commedia, 1h 28′, 01 Distribution, in uscita il 2 ottobre 2014

Voto: 2 su 10

Un film (film?) come Fratelli unici dovrebbe essere preso a esempio di come non si dovrebbe mai fare una commedia. E di quanto, alle volte, possa essere mortificante e inutile il cinema italiano. Perché è incredibile che nel 2014 si confezionino ancora simili operazioni commerciali, nella convinzione che possano interessare chissà quale pubblico e, allo stesso tempo, far gran cassa per produttori e attori coinvolti. Peccato che a farci una pessima figura, oltre alla solitamente più ispirata Lux Vide e ai quattro belloni in locandina, siano soprattutto regista e sceneggiatori.

50419Quest’imbarazzante commediola familista della più retrograda tradizione americana vede un medico carogna (Bova) perdere la memoria dopo un incidente in macchina; l’ex moglie (Crescentini) non lo vuole in casa e a prendersene la responsabilità arriva il fratellino farfallone (Argentero), con sexy vicina che insegna yoga (Leone) al seguito. I due, che prima si odiavano, adesso scoprono di andare d’amore e d’accordo: vuoi vedere che, da arpia che era, il dottore è diventato un cucciolone, tanto da riconquistare tutta la sacra famiglia?

Definire sfiancante la prevedibilità del copione è un eufemismo, ma ciò che sconcerta ancora di più è l’assenza totale di una pur minima contrapposizione tra i due protagonisti. Eppure le firme sono di Luca Miniero (Incantesimo napoletano, Benvenuti al Sud) e di Elena Bucaccio, una sceneggiatrice, dice, cresciuta a pane e serialità internazionale: forse, ma qui siamo al cinema, e ci sembra piuttosto che a mancare siano proprio delle solide basi di commedia italiana. Aggiungiamoci il più vergognoso product placement visto negli ultimi tempi, la confezione arrangiata (si sprecano incongruenze ed errori di montaggio), un Bova negato e la moralina “anche quando si è dimenticato tutto, non si può dimenticare chi si è amato veramente” ed ecco che ne viene fuori un vero incubo cui nemmeno il sorriso contagioso di Argentero può porre rimedio.

Giuseppe D’Errico

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