“La donna bambina”, l’anima disperata e distante di Daniela Giordano

La Fabbrica dell’attore
LA DONNA BAMBINA
testo e regia di Roberto Cavosi
con Daniela Giordano, Giorgio Cantarini, Augustina Interlandi, Margherita Laterza, Antonio Monsellato, Angela Pepi, Barbara Petti, Guglielmo Poggi, Daniele Rienzo, Gianmarco Saurino, Marina Savino, Nicolas Zappa
Scene e costumi Maria Toesca
Luci Domenico De Mattia
Musiche Guglielmo Poggi
Assistente alla regia Nicolas Zappa

Teatro Vascello di Roma, 30 aprile – 4 maggio

Voto: 5 ½ su 10

Benvenuti nel folle mondo di Paola: sua madre è una sirena che nuota in mari sconosciuti, il padre è incatenato nella soffitta della sua umile abitazione, la figlia lavora come donna cannone in un circo itinerante  e la sua migliore amica ha le fattezze di una rana che, beatamente gracchiante, la segue in ogni dove; e ancora un Peter Pan in lutto per la dipartita della sua amata ombra, un commissario in crisi esistenziale e un quotidiano vivere, fatto di pesci a cui svuotare le interiora, per raccontare la storia di una donna che, pur matura, si comporta e agisce come una fanciulla mai cresciuta.

IMG_1675[4]Un ruolo complesso e rischioso, una sfida attoriale che Daniela Giordano raccoglie e sposa con fisico trasporto, accompagnata da un cast di giovani artisti chiamati a dar corpo alle evanescenti figure che popolano la fantasia, a dir poco fervida, di una donna che tenta di sopravvivere al disagio mentale che l’ha isolata dal resto del mondo.

La drammaturgia messa in scena da Roberto Cavosi ha, purtroppo, il sapore di un’occasione persa: è un esercizio di stile perfettamente funzionale alla rappresentazione dell’universo onirico immaginato dalla protagonista, a cui manca, tuttavia, un qualsivoglia approfondimento di scrittura funzionale alla costruzione di un sentimento di umana empatia nei confronti del personaggio principale.

Scegliendo di strutturare lo spettacolo attorno a pur fantasiose e felici scelte di regia, sollecitando in questo il senso di meraviglia del pubblico, continuamente incalzato nel corso di tutta la messa in scena, si costruisce una rappresentazione che stordisce e confonde, distrae e – inevitabilmente – sacrifica l’elemento umano sulla scena, trasformando l’anima disperata della Giordano in una folle figurina da guardare con freddo e divertito distacco.

Marco Moraschinelli

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