#arenaestiva: “Come ti divento bella”, un film di Abby Kohn e Marc Silverstein, la recensione

Come ti divento bella (I Feel Pretty, Usa, 2018) di Abby Kohn e Marc Silverstein con Amy Schumer, Michelle Williams, Tom Hopper, Rory Scovel, Emily Ratajkowski, Lauren Hutton, Naomi Campbell, Adrian Martinez

Sceneggiatura di Abby Kohn e Marc Silverstein

Commedia, 1h 50′, Universal Pictures/Lucky Red in associazione con 3 Marys, in uscita il 22 agosto 2018

Voto: 6 su 10

Sembra passato un secolo da Amore a prima svista (Shallow Hal), la commedia dei fratelli scorretti Peter e Bobby Farrelly che, senza nulla lasciare all’immaginazione, portarono alle estreme conseguenze lo stereotipo romantico della bellezza interiore che da sempre imperversa sugli schermi cinematografici e un po’ meno nella vita di tutti i giorni. Era il 2001 e il paffutello Jack Black, sotto ipnosi, si innamorava perdutamente di una splendida e sensibile ragazza che ai suoi occhi aveva le fattezze di Gwyneth Paltrow, ma che nella realtà null’altro era se non una goffissima cicciona. Le gag si sprecavano, la tenerezza anche, ma il messaggio era chiaro: bisogna andare oltre l’aspetto fisico per poter apprezzare una persona.

54788Non troppo diversa è la favola dai toni confetto in cui si ritrova coinvolta l’irresistibile Amy Schumer in Come ti divento bella (il titolo originale, I Feel Pretty, riprende una celebre aria di West Side Story): Renée Bennett è bionda, sì, ma anche sgraziatella, tracagnotta e perennemente insicura delle proprie capacità, nonché costretta a lavorare in un seminterrato a Chinatown per conto di una grande ditta di cosmetici. Afflitta da diete, palestra e solitudine, la nostra eroina esprime un desiderio come il bambino che vuole diventare grande di Big, vorrebbe svegliarsi desiderabile e affermata. L’indomani tutto è come sempre, ma quando prende una botta in testa durante il corso di spinning, si rivedrà allo specchio come una modella spaziale. Ed è subito beautiful trauma: Renée comincia a credere in se stessa tanto da farsi assumere ai piani alti della sua azienda, capitanata da una svanitissima Michelle Williams, e troverà anche l’amore nel timido Ethan (Rory Scovel). Ma che fare quando l’incanto svanisce?

In tempi di edonismo da chat per incontri ed esposizione da social, un assunto tanto banale e risaputo rischia di apparire sociologia su cui riflettere. Per fortuna l’accoppiata di sceneggiatori e registi Abby Kohn e Marc Silverstein, non nuovi alle indagini di costumi sentimentali dell’era contemporanea (sono loro le menti del mini cult La verità è che non le piaci abbastanza), non hanno ambizioni seriose e si limitano a una proposta del tema più da talk show che da saggio di semiotica. La vera forza del film, comunque divertente e spensierato, è la sua protagonista, letteralmente travolgente quando si dimena sul palco di una gara di miss bikini o quando si offre per una notte indimenticabile al suo imbarazzatissimo spasimante: la Schumer è una testa pensante in un corpo irrefrenabile, che si spera di poter vedere in azione anche in opere più strutturate di quelle in cui, fino a ora, si è fatta solo parzialmente apprezzare.

Giuseppe D’Errico

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