“Il caso Spotlight”, cinema d’inchiesta esemplare su un tema scomodo

Il caso Spotlight (Spotlight, Usa, 2015) di Thomas McCarthy con Michael Keaton, Mark Ruffalo, Rachel McAdams, Stanley Tucci, Liev Schreiber, John Slattery, Brian d’Arcy James, Jamey Sheridan, Billy Crudup

Sceneggiatura di Josh Singer, Thomas McCarthy

Drammatico, 2h 08′, BiM, in uscita il 18 febbraio 2016

Voto: 7½ su 10

Il cinema americano ci ha da sempre abituato a solidi film d’inchiesta giornalistica, spesso realizzando degli autentici capolavori del genere. Nel novero della migliore tradizione rientra questo osannato film di Thomas McCarthy (L’ospite inatteso), che ripercorre il tristemente celebre scandalo dei preti pedofili, protetti dall’apparato ecclesiastico locale, portato alla luce nel 2002 da un team di reporter del Boston Globe, denominato Spotlight. Consapevoli che perseguire la Chiesa cattolica avrebbe comportato serie conseguenze al giornale, il gruppo decide comunque di indagare su un caso isolato di abuso, fino a che l’indagine si allarga naturalmente e spaventosamente su scala internazionale.

spotlightSenza voler entrare nel merito di un tema che ha già fatto (il film è stato presentato a Venezia72 e raccolto lodi e polemiche in tutto il mondo) e continuerà ancora a far gridare al vilipendio certe fasce politiche di estrema destra catto-radicale, Il caso Spotlight è prima di tutto una testimonianza esemplare di cinema che non antepone mai il mezzo alla storia da raccontare. Rigoroso tanto da far temere una freddezza forse eccessiva, il film procede con un solo e semplice obiettivo, fornire una chiara esposizione dei fatti senza mai perdere di vista l’urgenza della questione, la sua gravità, in contrapposizione al bisogno di morale che muove in primis i protagonisti.

Tutto ciò è affrontato senza strepiti, allontanando ogni enfasi e bandendo qualunque ruffianeria visiva. Il risultato è un film che tutti dovrebbero vedere, che sacrifica lo spettacolo comunemente inteso in onore di un’integrità che fa onore non solo al regista e sceneggiatore, ma anche alla squadra di ottimi interpreti (Ruffalo e Tucci in testa), al comparto tecnico misurato e a tutti i veri personaggi che diedero vita a un reportage da Pulitzer. Sgomento sulle didascalie finali, a ribadire che l’orrore è vivo ed è ancora tra noi.

Giuseppe D’Errico

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