Venuto al mondo (id, Italia/Spagna, 2011) di Sergio Castellitto con Penélope Cruz, Emile Hirsch, Adnan Haskovic, Pietro Castellitto, Saadet Aksoy, Luca De Filippo, Sergio Castellitto, Jane Birkin, Mira Furlan.
Sceneggiatura di Sergio Castellitto e Margaret Mazzantini, dal suo romanzo omonimo (ed. Mondadori)
Drammatico, 2h 07’, Medusa, in uscita l’8 novembre 2012.
Voto: 5 su 10
Se è vero che squadra che vince non si cambia, è altrettanto vero che i fasti di Non ti muovere sono ben lontani. La trasposizione su grande schermo del best seller di Margaret Mazzantini Venuto al mondo, diretta dal marito Sergio Castellitto e con lui sceneggiato, e con protagonista Penélope Cruz (esattamente come la precedente collaborazione datata 2003), ha infatti confermato una sostanziale mancanza d’ispirazione dell’intero gruppo all’opera.
Per approfondire lo studio per la sua tesi di laurea, Gemma (Cruz) va a Sarajevo dove conosce il poeta Gojiko (Haskovic) e il fotografo americano Diego (Hirsch), innamorandosi perdutamente di quest’ultimo. La voglia impellente di avere un bambino dovrà fare i conti con la sterilità di lei e con l’imminente scoppio di una guerra che porterà con sé solo morte e distruzione. Dopo 18 anni, Gemma tornerà in quei luoghi, rivivendo un dolore mai placato…
Il film di Castellitto, nella volontà di riportare in auge il melodrammone popolare a forti tinte, ben radicato nella cultura del nostro cinema, commette l’errore di esasperare i toni e di enfatizzare le emozioni, tradendo spesso la soglia della credibilità.
La stratificazione del romanzo, fitto di psicologie e di laceranti dilemmi morali, scompare in una sceneggiatura semplicistica in cui ogni personaggio viene mortificato da un tratteggio pesantissimo, e dove lo sfondo storico diventa mero espediente drammatico, incapace di raccontare una ferita (ancora aperta) che non sia diversa dall’effetto, spettacolare e/o emotivo, ricreato.
In questo modo, una storia esemplare d’amore e guerra diventa la cartina di tornasole di un cinema del ricatto, artefatto e programmatico, mai sazio di situazioni madornali e di battute incautamente romantiche (terribile tutta la prima parte sentimentale), popolato da macchiette urlanti cui neppure attori di prestigio come la Cruz e Hirsch riescono a infondere un minimo di umano spessore.
La tonitruenza delle musiche asseconda orgogliosamente l’esaltazione registica di un Castellitto, anche lui, completamente votato alla pancia dello spettatore, tra scene madri (una affidata anche all’inascoltabile figlio Pietro) e giravolte al ralenty blandamente strappalacrime.
Alla fine resta il rammarico per una vicenda di grande intensità, sacrificata in uno spettacolo di massa che ha ben poco da dire e da lasciare. Bello e senz’anima.
Giuseppe D’Errico
non capisco quando si dice che la prima parte è sentimentale(????) dove si vede il sentimentalismo. non è affatto sentimentale a me le cose SENTIMENTALI piacciono! Tremendo questo film… delusione su più fronti!