Umbria Jazz Spring, una prima edizione di valore

Si è concluso un esaltante fine settimana all’insegna del grande jazz nella bella Terni, cittadina industriale immersa nella rigogliosa natura umbra. L’occasione propizia è stata offerta dalla prima edizione di Umbria Jazz Spring, format creato da Carlo Pagnotta deus ex machina del progetto ultradecennale di Umbria Jazz. Dopo le edizioni storiche di Perugia in estate ed Orvieto per quella invernale, ora è toccato a Terni raccogliere il testimone di un appuntamento conosciuto ed apprezzato in tutta Europa.

Umbria Jazz Spring è quindi la versione primaverile del festival jazz più importante d’Italia, e si è tenuta dal 27 aprile al primo maggio. Una rassegna che è partita molto forte e ha snocciolato numeri di questo tipo: 32 eventi (gratuiti e a pagamento), 13 band coinvolte per un totale di circa 100 musicisti. Quest’anno gli organizzatori hanno fatto in modo che le date del festival coincidessero con quelle del Cantamaggio, antica manifestazione tradizionale ternana, per creare una forte sinergia con il territorio ospitante e le sue peculiarità. Altra coincidenza di date c’è stata il 30 aprile, quando si festeggia in tutto il mondo l’International Jazz Day promosso dall’UNESCO, la giornata dedicata al jazz come espressione culturale planetaria e linguaggio universale capace di fare incontrare persone diverse tra loro per storia, cultura, lingua, religione. All’interno della kermesse, abbiamo potuto assistere anche a due importanti eventi di alto valore artistico.

Il primo, nel giorno dell’inaugurazione, è “Two Islands”, progetto nato da una collaborazione tra Umbria Jazz e Amici della Musica di Perugia che ha visto protagonistI il trombettista sardo Paolo Fresu, l’Orchestra da Camera di Perugia e Giovanni Sollima, compositore e violoncellista di fama mondiale. Un concerto straordinario in una Chiesa di San Francesco ricolma di spettatori che hanno potuto apprezzare la bellezza sinfonica degli orchestrali, ma anche momenti molto piu intimi e delicati del serrato dialogo a due tra Sollima e Fresu.

Il secondo, invece, ha riguardato un omaggio delle canzoni dei Beatles messa a punto dal grande Gil Goldstein, storico braccio destro di Gil Evans, che ha diretto la Umbria Jazz Orchestra. Ospiti speciali dell’orchestra sono stati Jay Anderson al contrabbasso, Lewis Nash alla batteria e Steve Wilson ai sassofoni. Le due esecuzioni della Suite sono state registrate per dar vita ad un disco già nel prossimo anno, altra nota di evidenza per questo progetto interessante.

Tra gli altri concerti che ci hanno entusiasmato non possiamo non parlare del duo di Kenny Barron e Dado Moroni, dei tre concerti di Paolo Fresu, vero e proprio testimonial di Umbria Jazz Spring, di Maria Pia De Vito con Enzo Pietropaoli e Oliver J. Mazzariello, di Cory Henry.

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Cory Henry con i suoi The Funk Apostoles, sta innovando e contaminando molto, immettendo nuove idee nei generi più tradizionali come jazz, gospel, r&b. Cory cominciò a suonare da autodidatta l’organo in chiesa ed ha raggiunto una padronanza strumentale impressionante ma sta maturando, come solista e come membro di Snarky Puppy, uno stile personale legato sia alle radici del blues, che verso una proiezione futura e visionaria della musica americana. Il funk degli apostoli viene sciorinato con grande energia ed ha portato il pubblico a scatensrsi sotto il palco, pubblico del jazz che notoriamente è molto composto. Il concerto si è svolto nello spazio del Centro Multimediale.

Al teatro Secci, abbiamo ammirato due pianisti di livello mondiale, tra i migliori interpreti dello strumento, Kenny Barron e Dado Moroni. Il primo è protagonista di pagine di storia del jazz ed ha fatto parte dell’ultimo grande quartetto di Stan Getz. Il nostro Dado Moroni è uno dei pianisti jazz italiani più apprezzati e richiesti in America, Tra le sue collaborazioni: tra gli altri, Ron Carter, Chet Baker, Dizzy Gillespie, Freddie Hubbard, Tom Harrell, Ray Brown. Un concerto raffinatissimo dalla prima all’ultima nota, un dialogo intimo tra i due che ha deliziato la platea soprattutto nel bis finale quando i due pianisti si sono esibiti in una battaglia fatta di provocazioni, lanci e rilanci, temi e suggerimenti in cui hanno mostrato tutta la propria sapienza tecnica e musicale.

Sempre al Teatro Secci, Maria Pia De Vito con Julian Oliver Mazzariello e Enzo Pietropaoli ci hanno trasportato nel mondo del jazz cantautorale di Joni Mitchell. La cantante napoletana è tra le voci più originali della scena musicale italiana. Le va il merito di aver saputo plasmare uno stile ed un sound cosmopolita e senza barriere in cui la tradizione della musica di Napoli si intreccia al linguaggio del jazz e le tradizioni del Mediterraneo in un unico flusso culturale ed esperienziale.

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Paolo Fresu, invece, ha avuto una sorta di “carta bianca” da Umbria Jazz. Ha portato il progetto Two Islands di cui abbiamo già parlato, il Devil Quartet insieme a tre straordinari musicisti: Bebo Ferra, Stefano Bagnoli e Paolo Dalla Porta. Ultimo progetto il poetico duo con Bonaventura. Tre situazioni molto diverse in cui emerge la grande qualità di Fresu ma anche quella capacità, che appartiene a pochi, di essere un divulgatore di musica, di jazz, di cultura.

Il pubblico del jazz è un pubblico attento e colto, il modo più efficace per avvicinare i neofiti ed i curiosi è proprio questo che Pagnotta da anni persegue e cioè proporre un bouquet musicale che soddisfi tutti, i piu esigenti ma anche i neofiti. Solo in questo modo, a nostro parere, si può promuovere Cultura.

Ma sentiamo le parole dello stesso Carlo Pagnotta che abbiamo intervistato in occasione del Festival.

“Quando abbiamo pensato a questa edizione primaverile abbiamo scelto Terni ed è stata una scommessa. Il pubblico di Perugia ed Orvieto lo conosciamo, sono abituati a questa musica invece per Terni è stato tutto nuovo. Le altre città sono un pochino più turistiche, quindi è chiaro che qui è più difficile. Però la musica bella conquista tutti quindi vediamo nel futuro cosa accadrà. Le premesse ed i risultati sono buoni e la nostra intenzione è di restare qui “forever”.
Dal punto di vista strettamente artistico, a me ha entusiasmato il progetto della rilettura sui Beatles talmente tanto che diventerà un disco. Avevamo già apprezzato il talento di Gil Goldstein insieme a Gil Evans, l’idea che arrangiasse per la nostra orchestra residente di UJ ci ha entusiasmato.”

Con queste belle intenzioni, salutiamo Terni e diamo appuntamento a tutti gli appassionati per la versione regina di Umbria Jazz… a Perugia il prossimo luglio.
Il cartellone è pazzesco e noi di Critical Minds ci saremo.

Un ringraziamento particolare a Cristiano Romano responsabile per la Comunicazione ed Ufficio Stampa di Umbria Jazz.

Vincenzo La Gioia

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