“The Iceman”, magnifici Shannon e Ryder nel cupo noir di Vromen

The Iceman (id, Usa, 2012) di Ariel Vromen con Michael Shannon, Winona Ryder, Chris Evans, Ray Liotta, James Franco, David Schwimmer, Stephen Dorff

Sceneggiatura di Morgan Land e Ariel Vromen dal romanzo “The Iceman. The True Story of a Cold Blooded Killer” di Anthony Bruno

Noir, 1h 42′, Barter Distribuzione, in uscita il 5 febbraio 2015

Voto: 8 su 10

Esce finalmente in sala, dopo tre anni d’attesa dall’applaudita presentazione fuori concorso alla 69esima edizione del Festival di Venezia, il cupo noir The Iceman, diretto dal regista di origini israeliane Ariel Vromen. Tratto dal romanzo di Anthony Bruno “The Iceman: the true story of a cold blooded killer”, il film porta in scena la storia vera di Richard Kuklinski (Michael Shannon), assassino su commissione che, tra il 1948 e il 1986, si rese responsabile della morte violenta di oltre un centinaio di persone.

theicemanOriginario polacco, dall’aspetto imponente e dallo sguardo torvo, l’uomo si divide tra l’attività omicida, condotta con spietata freddezza, e la vita familiare esemplare come marito e padre pieno di premure. Quando il suo mandante capo (Ray Lotta) gli si rivolta contro, Richie entrerà in affari con il suo principale concorrente (un’irriconoscibile Chris Evans), dal quale erediterà una macabra modalità di occultamento dei cadaveri, congelati per non far risalire alla data del decesso, che gli guadagneranno l’appellativo di “iceman”, uomo di ghiaccio. Ma ormai la deriva è vicina e la moglie (Winona Ryder), all’oscuro di tutto, inizia a preoccuparsi…

Il film di Vromen, pur rimanendo nei territori classici del grande noir americano (scrittura solida e mai un cedimento della tensione narrativa), carica il racconto di una connotazione psicologica inquietante che trova, inevitabilmente, il suo focus principale proprio nella figura di Kuklinski, diviso tra una naturale furia assassina e uno spropositato senso di protezione verso i propri cari, un contrasto divorante e straziante nella sua ricerca disperata di una normalità irraggiungibile.

L’effetto, angoscioso nella sintesi di un’abitudinaria follia, è raggiunto in pieno anche grazie ad un monumentale Michael Shannon, maschera avvilita di disperazione e odio, di amore coniugale e filiale rotto dall’incubo della morte; splendida anche la prova di Winona Ryder, contraltare di fragilità e fiducia perfetto per rendere ancor più completo il ritratto del killer; impeccabile tutto il resto del cast, così come la confezione del film, elegantemente cupa come si addice a una ballata mortuaria che sembra la partitura di una sanguinaria tragedia elisabettiana. Il gangster movie di Scorsese non è passato invano.

Giuseppe D’Errico

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