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“Black Panther”, un film di Ryan Coogler, la recensione

Black Panter (id. USA, 2018) di Ryan Coogler con Chadwick Boseman, Michael B. Jordan, Lupita Nyong’o, Danai Gurira, Letitia Wright, Martin Freeman, Daniel Kaluuya, Winston Duke, Sterling K. Brown, Angela Bassett, Forest Whitaker, Andy Serkis

Sceneggiatura di  Ryan Coogler e Joe Robert Cole basata sui personaggi creati da Stan Lee e Jack Kirby

Cinecomic, 2h 14’, Warner Bors. International Italy/Marvel Studios, in sala dal 14 febbraio 2018

Voto: 6½ su 10

Se un merito può vantare, questo Black Panther di Ryan Coogler, è non tanto quello di essere il primo Cinecomic di casa Marvel con un cast “all black” ad aver fatto incetta di milioni al botteghino (più di 192 milioni di dollari nel weekend di apertura nei soli Stati Uniti), ma di essere il perfetto esempio di una intelligente operazione di marketing attentamente pianificata.

“Star Wars – Gli ultimi Jedi”, un film di Rian Johnson, la recensione

Star Wars – Gli ultimi Jedi (Star Wars: The Last Jedi, Usa, 2017) di Rian Johnson con Daisy Ridley, Adam Driver, Carrie Fisher, Oscar Isaac, John Boyega, Laura Dern, Mark Hamill, Lupita Nyong’o, Domhnall Gleeson, Anthony Daniels, Gwendoline Christie, Andy Serkis, Benicio Del Toro, Kelly Marie Tran, Justin Theroux, Frank Oz

Sceneggiatura di Rian Johnson

Fantasy, 2h 32′, The Walt Disney Company Italia, in uscita il 13 dicembre 2017

Voto: 6½ su 10

Due anni fa, il ritorno in sala di Guerre stellari con Il risveglio della forza di J.J. Abrams generò un entusiasmo giustificabile ma forse spropositato, specie alla luce di come il franchise è proseguito nelle mani di Rian Johnson (al suo attivo, il fantascientifico Looper) che, con Gli ultimi Jedi, riprende la storia proprio da dove si interrompeva nel precedente capitolo. Certo è, però, che con l’impero di George Lucas venduto alla Disney, anche lo spirito di Star Wars ha subìto uno sconto, se non in termini di attrattiva spettacolare, almeno da un punto di vista di spessore strutturale. 

“Star Wars – Il risveglio della forza”, il mito ritorna grazie a J.J. Abrams

Star Wars – Il risveglio della forza (Star Wars: Episode VII – The Force Awakens, Usa, 2015) di J.J. Abrams con Harrison Ford, Carrie Fisher, Daisy Ridley, Adam Driver, Oscar Isaac, John Boyega, Mark Hamill, Lupita Nyong’o, Andy Serkis, Domhnall Gleeson, Peter Mahiew, Max Von Sydow, Anthony Daniels, Kenny Baker

Sceneggiatura di J.J. Abrams, Michael Arndt, Lawrence Kasdan

Fantasy, 2h 16′, The Walt Disney Company Italia, in uscita il 16 dicembre 2016

Voto: 7½ su 10

Se c’è almeno un motivo indubbio per essere grati a J.J. Abrams per questo settimo capitolo della saga di Star Wars, è certamente quello di essere riuscito a cancellare il brutto ricordo dei tre prequel di ultima generazione firmati da George Lucas. Proprio lui, il regista del primo, insuperato e indimenticabile Guerre stellari datato 1977, vendendo il suo impero alla Disney, ha lasciato che a impugnare la spada laser dell’operazione di rinnovo fosse la mente di Lost, figlio dell’epoca d’oro del fantasy (già omaggiato nel nostalgico Super8) e abile soccoritore per saghe in crisi creativa (già salvate Star Trek e Mission: Impossible).

“12 anni schiavo”, l’estetica non incontra l’etica, la schiavitù paga

12 anni schiavo (12 Years a Slave, Usa, 2013) di Steve McQueen, con Chiwetel Ejiofor, Michael Fassbender, Lupita Nyong’o, Sarah Paulson, Benedict Cumberbatch, Paul Dano, Garrett Dillahunt, Alfree Woodard, Paul Giamatti, Brad Pitt, Scott McNairy, Adepero Oduye, Michael K. Williams

Sceneggiatura di John Ridley, dall’autobiografia “Twelve years a slave. Narrative of Solomon Northup, a citizen of New-York, kidnapped in Washington city in 1841, and rescued in 1853, from a cotton plantation near the Red River in Louisiana” di Solomon Northup

Drammatico, 2h 15′, BiM Distribuzione, in uscita il 20 febbraio 2014

Voto D’Errico: 7 su 10
Voto Ozza: 6 su 10

Il film di cui tutti parlano ma che in pochi hanno messo in discussione. La critica americana è andata in visibilio (9 le candidature agli imminenti Oscar e innumerevoli i premi già vinti) per quest’ennesimo mea culpa sullo schiavismo in terra yankee di metà Ottocento, preferendolo (non ci voleva poi molto) all’analogo The Butler di Lee Daniels. Alla regia l’enfant prodige Steve McQueen, inglese con un passato di artista e reduce dalla reclusione mistica di Hunger (2008) e dai gorghi della dipendenza sessuale di Shame (2011), due film scomodi e acclamati in tutto il mondo.