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“Giovani ribelli – Kill Your Darlings”, i primi anni della beat generation

Giovani ribelli – Kill Your Darlings (Kill Your Darlings, Usa, 2013) di John Krokidas, con Daniel Radcliffe, Dane DeHaan, Michael C. Hall, Ben Foster, Jack Huston, Elizabeth Olsen, Jennifer Jason Leigh, Kyra Sedgwick, David Cross

Sceneggiatura di John Krokidas e Austin Bunn

Biografico, 1h 43’, Notorious Pictures, in uscita il 17 ottobre 2013

Voto: 7 su 10

Questo è proprio il film che è molto più facile stroncare che promuovere. Primo, perché è un biopic, rivisitato quanto si vuole ma comunque un biopic, e il genere non gode certo di buona fama al giorno d’oggi. Secondo, perché certi personaggi, specie se appartenenti alla letteratura della beat generation, sembrano essere diventati intoccabili dal mondo del cinema (lo dimostra il fallimento clamoroso di On the road di Walter Salles). Terzo, perché il protagonista è un detestatissimo divo da saga fantasy adolescenziale, smanioso di credibilità e nuovi percorsi artistici. E invece Kill Your Darlings (un bel titolo denso di significato rispetto all’anonimo Giovani ribelli) regge il peso delle sue ambizioni, tanto da trasformarsi in un vero e proprio evento all’ultimo Festival di Venezia, dove ha vinto nella sezione Giornate degli autori.

Venezia70, le minirecensioni: “Kill Your Darlings”, “Medeas”, “Miss Violence”, “Parkland”, “Locke”, “Palo Alto”, “Kaze Tachinu”

Kill Your Darlings (id, Usa, 2013) di John Krokidas, con Daniel Radcliffe, Dane DeHaan, Michael C. Hall, Jack Huston, Elizabeth Olsen, Jennifer Jason Leigh, Kyra Sedgwick, Ben Foster, David Cross

Sceneggiatura di John Krokidas e Austin Bunn

Biografico, 1h 43′

Voto: 7 su 10

Gli anni giovanili del poeta e scrittore Allen Ginsberg, studente della Columbia University, plagiato ai piaceri della beat generation da Lucien Carr. Quando entrerà di mezzo il sentimento, la situazione precipiterà. Dopo l’infelice On the road di Salles, ritornano i personaggi che fecero grande un epoca leggendaria. Originalità nei limiti di un biopic indirizzato soprattutto alle platee giovanili, con l’alibi culturale ben camuffato da una regia che alterna con vivacità tradizione e stile pop, e da una sceneggiatura ben piantata nel melodramma. Come ovvio, l’attenzione è tutta per un convincente Radcliffe che, abbandonati gli occhiali di Harry Potter, mette quelli ben più audaci dello scrittore omosessuale più discusso d’America. Giornate degli autori