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“Macbeth” senza ambizioni, un allestimento in tempi di crisi

MACBETH
di William Sheakespeare

Traduzione e Regia: Giovanni Lombardo Radice
Con Duccio Camerini, Vincenzo Crivello, Walter Da Pozzo, Claudia Della Seta, Simone Faloppa, Antonio Fazzini, Natalia Giro, Maurizia Grossi, Giulio Federico Janni, Giovanni Lombardo Radice, Eugenio Politi, Elena Vettori
Scene: Camilla Grappelli
Costumi: Claudia Della Seta
Elementi di costume: Massimo Melloni
Direzione tecnica e disegno luci: Biagio Roscioli
Assistenti alla regia: Giorgia Piracci e Ivan Zingariello
Attori sostituti: Dario de Francesco e Giorgia Piracci
Maestro d’armi: Alberto Bellandi
Trucco: Laura Alessandri
Vocal coach: Valeria Benedetti Michelangeli
Foto di scena: Laura Camia
Sarta: Fabiana Desogus
Scenografia: Francesco Pellicano e Niccolò Giorgi
Sartoria: Grandi Feste

In scena al Teatro Tordinona di Roma fino al 13 aprile

Voto: 3 su 10

Servirsi di Shakespeare per una messa in scena noiosa è un delitto. Nella fattispecie, è la tragedia dell’ambizione per eccellenza, il Macbeth (1605-06), a consumarsi nell’allestimento teatrale firmato da Giovanni Lombardo Radice, grande attore del cinema di genere italiano, da sempre cultore della traduzione del Bardo. Il testo, proposto nella sua integralità, è sciolto in endecasillabi per meglio restituire l’effetto del blank verse inglese, ma l’inghippo non è tanto nel difficoltoso eloquio dei personaggi, quanto nella spropositata declamazione di congiure e deliri. 

“Nina”, tanta invadente estetica per l’esordio di Elisa Fuksas

Nina (Italia, 2012) di Elisa Fuksas con Diane Fleri, Luca Marinelli, Marina Rocco, Andrea Bosca, Ernesto Mahieux, Luigi Catani, Claudia Della Seta

Sceneggiatura di Elisa Fuksas e Valia Santella

Commedia, 1h 24’, Fandango, in uscita il 18 aprile 2013

Voto: 5 su 10

C’era un tempo in cui la Capitale agostana era silenziosa e deserta, dove la dimensione sognante e fuori dal reale si rifletteva perfettamente in un quartiere speculare come l’Eur, l’altra Roma per eccellenza, ritratta da Antonioni e Fellini come luogo catartico e simulacro di solitudini contrastanti, forse irrisolvibili.