Tag Archives: Adèle Exarchopoulos

“Nureyev – The White Crow”, un film di Ralph Fiennes, la recensione

Nureyev – The White Crow (The White Crow, GB/Francia, 2018) di Ralph Fiennes con Oleg Ivenko, Adèle Exarchopoulos, Ralph Fiennes, Čulpan Nailevna Chamatova, Aleksey Morozov, Raphaël Personnaz, Olivier Rabourdin, Sergei Polunin, Louis Hofmann

Sceneggiatura di David Hare, dal romanzo “Rudolf Nureyev: The Life” di Julie Kavanagh (ed. La nave di Teseo)

Biografico, 2h 03’, Eagle Pictures, in uscita il 27 giugno 2019

Voto: 4 su 10

Una delle personalità artistiche più iconiche del ventesimo secolo, un volto inconfondibile e un corpo narcisisticamente esibito per i fotografi più famosi e, al cinema, per Ken Russell, che lo diresse in un lussuoso fotoromanzo su Rodolfo Valentino; soprattutto, un talento innato per la danza, che lo portò a essere acclamato come il più grande ballerino classico del suo tempo, non tanto per la precisione tecnica quanto per il carisma che portava in scena: è Rudolf Nureyev, che rivive sullo schermo nella terza regia dell’attore britannico Ralph Fiennes, dopo un Coriolano da Shakespeare in salsa bellica contemporanea (Coriolanus, 2011) e un calligrafico biopic sentimentale su Charles Dickens (The invisible woman, 2013).

Venezia74 – Fuori Concorso: “Le Fidèle”, un film di Michaël R. Roskam, la recensione

Le Fidèle (id, Belgio/Francia, 2017) di Michaël R. Roskam con Matthias Schoenaerts, Adèle Exarchopoulos, Eric De Staercke, Jean-Benoit Ugeux, Nabil Missoumi, Thomas Coumans

Sceneggiatura di Thomas Bidegain, Noe Debre, Michael R. Roskam

Drammatico, 2h 10′

Voto: 6½ su 10

Definito un amour noir dal regista Michaël R. Roskam, Le Fidèle è l’ideale secondo capitolo di una possibile trilogia criminale belga, inaugurata nel 2011 col durissimo Bullhead, dramma sportivo sulla mafia degli ormoni, e arrivata ora a raccontare le famose gang di Bruxelles e il mondo delle gare automobilistiche, in attesa di un terzo capitolo che, garantito, arriverà. Ma non c’è pretesa di portare sullo schermo i tanto ricercati “fatti realmente accaduti”: l’ispirazione non serve a far conoscere un gangster reale, e neppure a riportare una cronaca dettagliata di un particolare misfatto, ma solo per parlare dell’amore impossibile fra un homme et une femme, per dirla restando nell’ambito dell’evidente omaggio a Claude Lelouch che Roskam mette in atto in questo solido dramma sentimentale.

“Il tuo ultimo sguardo”, un film di Sean Penn, la recensione

Il tuo ultimo sguardo (The Last Face, Usa, 2016) di Sean Penn con Charlize Theron, Javier Bardem, Adèle Exarchopoulos, Jared Harris, Jean Reno, Hopper Penn

Sceneggiatura di Erin Dignam

Drammatico, 2h 11’, 01 Distribution, in uscita il 29 giugno 2017

Voto: 4 su 10

L’ultimo film di Sean Penn, Il tuo ultimo sguardo, è sintomatico dell’incolmabile distanza che passa tra le buone intenzioni e il risultato finale quando Hollywood si intestardisce a voler sensibilizzare gli spettatori su temi quanto mai complessi come quelli che attanagliano da decenni i paesi africani decolonizzati. Nell’impossibilità di voler approfondire le cause alla base del problema, il cinema americano (ma non è il solo) non di rado preferisce raccontare la faccia buona degli aiuti umanitari provenienti dall’occidente colto, benestante e lontano anni luce dalle dinamiche interne che scuotono quella offesa civiltà.

“La vita di Adele”, oltre il cinema-verità, un’esperienza totale che lascia ammaliati

La vita di Adele (La vie d’Adèle, Francia, 2013) di Abdellatif Kechiche, con Adèle Exarchopoulos, Léa Seydoux, Jérémie Laheurte, Salim Kechiouche, Mona Walravens

Sceneggiatura di Abdellatif Kechiche e Ghalya Lacroix, liberamente tratto dalla graphic novel di Julie Maroh “Il blu è un colore caldo” (Ed. Rizzoli – Lizard)

Drammatico, 2h 59’, Lucky Red, in uscita il 24 ottobre 2013

Voto D’Errico: 10 su 10

Voto Ozza: 8 su 10

Per una bella definizione, il cinema è la macchina dei sogni. Spesso, però, è anche lo specchio deformante della realtà e della vita. Con La vita di Adele, del regista tunisino naturalizzato francese Abdellatif Kechiche, Palma d’Oro all’ultimo Festival di Cannes, la normale indiscrezione del mezzo cinematografico scompare completamente per lasciare spazio alla vita stessa, senza artifici né plagi per amor di estro artistico. Il risultato è un film che sembra, allo stesso tempo, la negazione di un film come finzione e la prova più sconvolgente del potere del cinema. Filmare una storia d’amore, in un tranche de vie lungo degli anni, come se questa ci appartenesse in prima persona, come se i protagonisti fossimo noi, tanto è fuori dal comune lo stile adottato, totalmente naturale, limpido, confortevole, perturbante.