
Andrea Maia Teatro Golden e Marco Belardi per Lotus Production presentano
SETTE ORE PER FARTI INNAMORARE
di Gianluca Ansanelli e Giampaolo Morelli
tratto dall’omonimo romanzo di Giampaolo Morelli
regia Gianluca Ansanelli
con Giampaolo Morelli, Carolina Crescentini, Stefano Fresi, Chiara Ricci
e la partecipazione in video di Giorgio Colangeli e Miloud Mourad Benamara
musiche originali Cristiano Califano
In scena al teatro Golden di Roma fino al 10 novembre
Voto: 6 su 10
Dal romanzo al palco (per arrivare poi al cinema?) il passo è breve. Sette ore per farti innamorare è il titolo del libro scritto da Giampaolo Morelli e dello spettacolo teatrale da esso ricavato, con la collaborazione di Gianluca Ansanelli. Le regole per un successo assicurato sono seguito con scrupolo: classico canovaccio sentimentale perfettamente intuibile dal primo secondo, due protagonisti giovani carini e occupati a stregare il pubblico a suon di occhioni blu e battutine al vetriolo, due spalle comiche ben assortite (la petulante fedifraga e il collega irruento e pasticcione), ambienti glamour (il mondo delle riviste patinate), luci confetto e un tocco di social network. La stupefacente scontatezza della storia può essere un limite: in casi simili, quando il finale è ovvio sin dal principio, si ripone fiducia almeno nel come ci si arriva, secondo un percorso più o meno originale. Qui non v’è traccia di novità, tutto è preconfezionato secondo la moda della più rodata commedia romantica americana, tra fidanzamenti di facciata e corse in extremis all’aeroporto per raggiungere l’amato. Non ci viene risparmiata neppure la malattia del babbo, con l’imperdonabile ricorso strappalacrime alle musiche di Alan Silvestri per Forrest Gump.
Per fortuna non ci sono pretese, lo spettacolo si mantiene brillante e mediamente piacevole, Morelli (dimagrito e sciupato causa recente paternità?) ha simpatia da vendere, Crescentini e Ricci non sbagliano un colpo e Fresi, strepitoso, ruba la scena a tutti. Applausi, bene, bravi. Il pubblico gradisce. Lo spettacolo fila liscio senza pensieri.
Giuseppe D’Errico
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