
Mental (id, 2012, Australia) di P.J. Hogan con Toni Collette, Liev Schreiber, Rebecca Gibney, Anthony La Paglia, Kerry Fox, Caroline Goodall, Deborah Mailman, Lily Sullivan.
Sceneggiatura di P.J. Hogan.
Commedia, 1h 53’, StoryBridgeFilm / Zucker Productions / ScreenAustralia.
Festival Internazionale del Film di Roma 2012, Fuori Concorso.
Voto: 7 ½ su 10
Contrariamente all’idea comune, il matto non è quell’individuo che, incapace di adattarsi all’ambiente circostante, esterna l’impaccio con atteggiamenti singolari e, talora, violenti. Affatto. Il matto è la vittima perfetta del conformismo di massa, è quello che si è fatto plagiare dall’ambiente al punto tale da rimanerne schiavo, è la signora che pulisce il vialetto di casa con lo spazzolino da denti, è l’uomo che allinea esattamente al marciapiede i bidoni della spazzatura e che “impazzisce” se qualcuno glieli sposta.
Questa è la teoria, come negarlo, assolutamente liberatoria, di Mental, l’ultimo film di P.J. Hogan che, dopo i successi americani de Il matrimonio del mio migliore amico e I love shopping, torna nella natia terra d’Australia per ritrovare ritmi e humour dell’indimenticato Le nozze di Muriel (anno 1994), nonché la sua interprete, una travolgente e irresistibile Toni Collette.
L’adorabile Shirley Moochmore (Rebecca Gibney) è la mamma di cinque non altrettanto adorabili figlie, e canta e balla “The sound of music” mentre stende i panni in giardino; fuori di qualche rotella, viene sbattuta in un centro di igiene mentale dal marito (AnthonyLa Paglia), un politico donnaiolo e assente: e con le bambine che si fa? Convinte di essere tutte delle sociopatiche, schizofreniche e depresse, verranno messe in riga e reinserite nella società dalla stravagante Shaz (Toni Collette), autostoppista con ringhioso pitbull al seguito, che ai modi della baby sitter preferisce imprevedibili agguati sovversivi a parentado e vicinato.
Dimentichiamo la dolcezza e l’ugola d’oro della signorina Maria: probabilmente la tata Shaz prenderebbe in mano un edelweiss solo per fumarselo. E in tanta, geniale scorrettezza vi è il trionfo della rivoluzione in una realtà drammaticamente incartapecorita, rigida nei suoi folli schemi di perbenismo e ingabbiata tra le sbarre delle convenzioni.
Il film di Hogan è un salutare urlo di anarchica protesta che, con un senso dell’ironia irriverente e greve ma mai fuori luogo, porta a destinazione una commedia divertentissima sul disagio e sulle manie compulsive che si nascondono dietro sfavillanti paraventi di serenità.
Fantastica Toni Collette, autentica mattatrice in grado di rendere umano e, allo stesso tempo, irrefrenabile un personaggio, questo sì, pazzo come un cavallo e pieno di ombre; memorabili i suoi blitz alla sorella di Shirley, algida collezionista di bambole da mostra, vittime nel finale di una gag “infiammabile”.
Chissà se i Moochmore ritorneranno tutti insieme appassionatamente, di certo la missione di Shaz (e di Hogan) può considerarsi compiuta.
Giuseppe D’Errico
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