“Liz & Dick”, biopic da rotocalco sulla più tempestosa love story di Hollywood

Liz & Dick (id, Usa, 2012) di Lloyd Kramer, con Lindsay Lohan, Grant Bowler, David Hunt, Tanya Franks, Massi Furlan, Taylor Gerard Hurt

Sceneggiatura di Christopher Monger

Biografico, 1h 30’, Lifetime

Voto: 5 su 10

Prodotto dal canale televisivo via cavo Lifetime, specializzato in operazioni rivolte prevalentemente a un pubblico femminile, Liz & Dick, come già suggerisce eloquentemente il titolo, è il racconto della più tempestosa e appassionante storia d’amore di Hollywood, quella tra Elizabeth Taylor e Richard Burton.

Galeotto fu il set dello sfortunato Cleopatra di Mankiewickz (1963), in cui lei (Lohan) interpretava la regina d’Egitto e lui (Bowler) Marco Antonio: lussureggianti battibecchi precedono una passione che fece scandalo, strillata su tutti i giornali anche perché mai nascosta dai diretti interessati, entrambi sposati (la Taylor, già a quota quattro mariti, con Eddie Fisher, che per lei piantò Debbie Reynolds!).

Liz.and_.Dick_Alle precipitose nozze seguiranno una serie di leggendari set in coppia, da International Hotel (1964) a Chi ha paura di Virginia Woolf? (1966), fino a La bisbetica domata (1967) e La scogliera dei desideri (1968) tratto da Tennessee Williams, tutti caratterizzati da fiumi di alcol, alterchi furiosi e altrettanto spettacolari riappacificazioni; e, mentre la carriera di Liz vola alto tra premi e successi, quella di Richard sembra minata in una credibilità d’interprete costruita per anni.

Spese pazze, vita sregolata, filmacci (Barbablù per Burton, Mercoledì delle ceneri per Taylor) , tradimenti, malattie: giunge il divorzio (1974), e subito l’ennesimo ritorno (1975) con un nuovo matrimonio durato meno di un anno. Amore infinito, nonostante tutto, fino alla morte di Richard, nell’agosto del 1984.

Il film di Lloyd Kramer, scritto da Christopher Monger (L’inglese che salì la collina e scese da una montagna, Come una donna), è il tipico prodotto medio-basso che ci si aspetta da una emittente che non ha mai fatto della qualità il proprio punto di forza.

reg_1024.lizdick4.mh.111212Le baruffe sentimentali tra due miti della storia del cinema vengono portate sullo schermo alla maniera di un rotocalco scandalistico, con un dialogo semplicemente imbarazzante e una patina glamour che appiattisce ogni spessore. Ad abundantia, l’espediente narrativo di affidare la storia alle memorie dei due protagonisti, di nero vestiti in un set che sembra un limbo oltretombale, getta un patetico retrogusto di ruffianeria sull’intera vicenda, quasi che i due volessero scusarsi di tutte le loro goduriose malefatte, ormai giunti a patti con la morte.

La Lohan, spiace dirlo, è terribilmente goffa nel suo vuoto agitarsi tra bicchieri e parrucconi, non ha più quella freschezza che vivacizzava la sua recitazione, non è mai credibile; un po’ meglio di lei fa il neozelandese Bowler, bella voce ma scarso physique du role.

Tutto è banale, superficiale, urlato. Poteva essere anche molto peggio, di sicuro non è stato reso un bel servigio a due autentiche icone del cinema di ogni tempo.

Giuseppe D’Errico

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