“Le 13 cose”, fra brillanti intuizioni e assoluta schizofrenia

Le 13 cose

Di Alessandro Turati

Neo. Edizioni

 

Quando non sai cosa dire, non abbassare lo sguardo. Mantieni comunque gli occhi fissi negli occhi dell’altro e aspetta: prima o poi dirà qualcosa, anche se in realtà attende qualcosa da te. È una vittoria: non devi essere imbarazzato dal silenzio.

Le 13 cose

 

Si legge tra le “avvertenze” del romanzo Le 13 cose, che, l’autore, Alessandro Turati, ha quasi trent’anni e per questo motivo il seguente testo è privo di contenuti. Voi direte: la motivazione non regge! D’accordo.

“Criticare” un coetaneo, non solo è difficile, ma in un certo senso significa “criticare” un’intera generazione. Fatto sta che lo scorretto tentativo di avvertire il lettore della presunta povertà di contenuto, non fa altro che accrescere la voglia di finire il romanzo.

Turati fa parte dei fortunati che hanno una voce, e vogliono gridare. A modo suo, certo, ma al giorno d’oggi per gridare ci vuole coraggio.

Il suo è il grido di chi ha qualcosa da dire, ma non sa come farlo. Sceglie perciò un mix di frammenti, volgarità, parolacce, arroganza e rabbia per raccontare un intreccio narrativo inesistente da cui, però, non ci si può staccare.

Il nulla di una generazione che sa cosa vuole, ma non sa come ottenerlo e non ne ha neanche i mezzi.

Questo è Turati: il grido confuso in attesa di essere udito. Complici 13 cose da fare lasciate in ricordo dall’amata Emilie su un foglio di carta otto anni fa; uno strano cadavere adagiato sul salotto di casa e una misteriosa e simpatica bambina di nome Aida.

Turati affida al protagonista, Alessio Valentino un vita fra follia e mistero. Ci si addentra in questo vortice interiore disordinato. 13 capitoli richiamo al titolo del romanzo, sono , ovviamente, sconnessi rispetto al contenuto, e la grande assente lista delle cose da fare, viene svelata solo nel finale.

Tra brillanti intuizioni e schizofrenia totale, Turati intrappola il lettore.

Unica grande pecca del romanzo sono le eccessive parolacce, in particolare le bestemmie gratuite assolutamente inutili, maleducato tentativo di voler a tutti i costi rafforzare concetti già fin troppo chiari.

Angela Di Giacomantonio

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